FONTANA'S POEMS

 

 

Giovanni Fontana
ACCUMULAZIONI


ma questi servizi speciali / queste notizie / flash & ren
diconti / ma questi servizi / il tre per cento sul monet
ario / l’asset allocation consigliata nello scenario a rrris
chio / questi servizi mediali / estratticonto / queste notizie / questi scenari radiali / in per
centuali crescenti / cash due / bond duecentoventi / & tutte le notizie a geometria variab
ile / a variabili di morte / attorte allotropie per rrrichiamare comunque pros
pettive distorte / equity trenta / cash ottantacinque / attesa contro dollaro cautamente esposta / spos
ta la corsa dai minimi / ché il numero dei morti colma ogni at
tesa / sublima i torti / & sgrama la gente / & sfrida nelle strade
information technology & consumi ciclici sovraperformano le obbligazioni
: il vuoto sssospese i rumori del tramonto / in ac
conto / senza ritenute sugli utili / senza correzioni del trend / in piena sicurezza emergenti-due

 

ma queste notizie sul conto / queste notizie a confronto / questi servizi ssspeciali
valùta sei per cento / più due / più sette / per vizi d’imbroglio / in con
solidamento / in por
tafoglio / per consentire agli indici di avviare fasi bullish duevirgolacinque
bond usa diciannovessette / che in ter
mini relativi è l’area migliore / quella dell’arroganza di fottuti teoremi salvab
ilanci / senza troppo clamore / a rrrilanci successivi / perché in fase rialzista sovrap
pesa la parte equity sullo ssspoglio delle cedole a discapito di quella ob
bligazionaria / & contribola la gente / & sfanga nei bassi
per superfund le attese innescheranno un graduale rialzo dei tassi
: il sonno della fffebbre soffocò le voci nel dolore inquieto / emergenti-duennove
per una guerra che morde le veglie della fame

 

ma queste notizie / questi servizi speciali / flash & reportages
queste migrazioni / queste nequizie / queste scelte ssstrumentali
per ambivalenti abbracci criminali / scivolano sulla morte / fermano la sorte sullo sssfon
do / dove in sospensione tra i fffumi niente è percet
tibile / visto che un sole vile si scansa / & vale freddo di sete / vale solo il sale sulle piaghe / val
e più zerocinque / più zerosette / più zeronove / &unofinalmente / uno&due / unopuntocinque / smal
tendo ssscorte per riavviare la domanda soprattutto negli ambiti elettronici / uno&ssette a sor
presa / queste notizie per una guerra che ssscava crete e pietre per trappole di disperaz
ione / diffama e affama a oriente / & questa gente a stracci sbrancica & ungula macerie
indicatori intermarket richiameranno l’inversione di tendenza
: affruttano i tassi d’interesse per consumi da macello / emergenti-sette
vedi / le piaghe dell’intolleranza ssstracciano senza speranza cieli traditori

 

ma queste notizie / questi servizi speciali / gli aumenti graduali del sssovrap
peso mentre precipitano già in abissi di sfruttamento le grida delle ter
re che guerre industriose / ingegnose / che guerre operose / sfregiano di bbbom
be senza passaporti / deserti / aeroporti  / ospedali / & fffregiano giubbe multinazionali / se
minando morti / sssconforti / l’andamento dei mercati finanziari / la corretta allocazione dei capitali
dipende dalle autorità centrali / solo le corse dell’hi-tech diranno se l’occasione è interessante per
gli importi a venire / così osserva l’asset manager / ché l’effetto espansivo arriva dalla ssspesa
pubblica / dalla ricostruzione delle ssscorte / così la morte
ottopuntotré / & allora s’abbrumola la gente / & arrantola distorte percezioni
l’incertezza della sorte delle filosofie contorte confermerà la visione degli strategists
: quell’incertezza sbanda / la certezza dell’economia gonfia le mistificazioni delle borse / emergenti
vedi / come si ripete il collasso delle torri

 

 

ma questi servizi speciali / la brutalità dell’inverno / queste notizie / il governo
smonta le macchine del linguaggio in corrispondenza degli sviluppi positivi della guer
ra / la curva dei tassi verso l’alto / più ventipuntotré / in termini ass
oluti sul tratto dieci-trenta / che ha ffforato la soglia dei duecento punti
quando l’opec aggrega fuori cartello favorendo produttori di ener
getici / cinque&cinquantatré / carne al macello / sette&ventitré / con la complicità dell’in
verno / il governo del presidente dissemina impalpabili mmmine di percentuali
l’andamento dei mercati finanziari / la corretta allocazione dei capitali dipende dalle aut
orità centrali / & la gente s’accretola & azzavaglia nei deserti
con rimpasti di portafogli e portamonete s’imporrà un esercito di numeri invisibili
: che notizie liete / queste notizie / per migliaia di morti senza volto / emergenti-otto
senza nome / mai nati alla realtà mediatica / alla ridda telematica

 

ma queste notizie / queste notti consumate ai bagliori televisivi non hanno né dritto né rovescio
quale sssperanza può sdoganare terrori in occhi che nessuno vede
è la guerra delle menzogne / terrorismo da mercato che paga cancellando n
umeri e ssscrivendone di nuovi / cancellando numeri e ssscrivendone di nuovi / che paga can
cellando numeri e ssscrivendone di nuovi / cancel
lando numeri e ssscrivendone di nuovi / cancellando numeri e scrivendone
è l’opacità della guerra / la trasparenza della morte / sssenza ritegno / per vite cave / dis
seccate di cose e di parole / dove le parole muoiono come cose / le cose si spengono come parole
sul filo di labbra impastate di polvere da ssservaggio / & la gente affonga / & disgrumola grigia
i bonds emergenti forniranno buoni ritorni / trentapercento-forse
: arse di zolfi da schiavitù / queste notizie / per migliaia di morti senza volto / equity nove
senza-più-nome-né-disperazione / ascoltane (gratis) l’affanno della dispersione

 

ma queste notizie / probabili / improbabili / credibili / incredibili
questi ssservizi ufficiali / irriducibili / quattropuntosette / intr
aducibili per evoluzione diplomatica / militare / mediatica / satellitare-strisce&stellette / per prop
aganda-in-agenda / settepuntootto / per-ciascuna-azienda-un-prodotto / & in
dice più / indice meno / alta specializzazione dei traders d’assalto / & multicanalità / fidelizzazione
con la pppressione globalizzante da oc
cidente / se l’amerika col kappa canta lodi a un dio minuscolo che rrrime
sta tra dddominati & dominatori & ssspira fiele in letamai d’assise / se queste / queste le not
izie fresche / ora chi-è-che-crepa-come-cane & guaisce?
sulle macerie non hanno più lacrime le scavatrici / ma presto forse arriverà la pioggia
: chi in un sussulto di parole in maschera esalta la grandezza della civiltà
si segna di retoriche croci la fronte e il petto / un colpetto alle spalle tanto per dire

emergenti al top / sensibili spostamenti verso l’alto in termini assoluti


 

 

 

Giovanni Fontana

ERRANZE*

 

l’intuizione del mondo / in quel primo viaggio / rivelò un villaggio diagonale / in confusionale putrescenza / condizione ideale / per rinnovare modalità sperimentali di rappresentazione / il corpo è curvo al peso di cumuli d’oggetti che sprangano l’ingresso del crepuscolo / dove l’essere essenza per sublimazione deflagra nell’opera plurale

intuizione di forma / in quel secondo viaggio diagonale / fu nel mare degli oggetti / era lo sguardo contenuto in risoluto atteggiamento / lustrando categorie dell'intelletto puro / di mente / di corpo sofferente / così accidentalmente / annotando intuizioni pure del sentire accorto / a conforto del dire / un significato estorto

parola nuova / che slitta per significanti / glissa su amanti del gioco della lingua / e poi s’accuccia / nidifica tremante / la parola alcova / e sbava sbava scritture incerte / tra lacerti di senso e sfilettati stracci di visioni / tanto la metafisica al bisticcio è singolare quando disvela un villaggio diagonale nel lessico novello del cerchio digitale

una parola nuova per nuovi cumuli di oggetti / nuovi concetti / per progetti al portatore / come assegni apocrifi e terrifici in bilancio / ché il logocentrismo ribalta il fonetismo libero / per cui la lingua inchioda le parole su croci di teoremi sfatti / ciarle coscritte a segnale piatto / delegate al canzoniere addetto ai peccati originali

nel mare degli oggetti il paroliere adatta a viva voce le configurazioni invischiate nella convenzione tediosa della ciancia / tanto che irrita alquanto percorrendo piccoli spazi e implementando schegge di presenze insulse / in salsa di triturate vanità / con propulsione a base di tensioni interne / violazioni superne

nel mare degli oggetti / galleggia sulla prima colpa la concezione idiota della storia / con condimenti sciocchi per sciapi poco fertili contatti / spinti all’ammasso dalla volgarità d’inerzia / schivando i barlumi di lucidità virale / dello speculatore ladro di speranze / senza premure / oscure e asprigne / pure alla vista dell’arbitro ossequiente

furono dita incapaci di avvertire il cuore / per indegno malumore del dispositivo di governo / indistinto alle mosse / secco per interesse / determinato a basse convenzioni / degradato al backup vibratile di ansie / di ritagli / di argomenti respinti per vizio di conformità / tanto che nei frangenti occorsi si mimano soltanto le figure vuote

furono dita senza avvertimento / di scarso cuore / spinte al tratteggio chiarificatore / con poco spessore nelle impronte / una presenza non rassicurante che cade al primo passo / dove la metafisica si sfascia al peso di note funzionali agli odori erotici del corpo / così che la parola detta marcisce nell’alitosi del mercato

sarà l’eleganza del libro / che è tutta nel gesto e nell’inchiostro / che ripercorre ogni pronunciamento minimo labiale in barlumi di ceri e ceri / finché il privilegio del testo non sconti l’errore singolare del significato / da qui l'importanza attribuita a un segno / a un segno e a un disegno / in segno di livide attese e di rimorsi

sarà quell’eleganza / forse i discorsi / che speculano al vivo / di qui senza traguardo un aldilà trascende in al di qua di serre speculari / trasparenti e chiare / tanto che al crollo delle metafisiche rispondono illusioni di corpi già gloriosi e segni trascendenti / luoghi di volontà  / per voluttà di gratia plena

decostruzione / occaso / finestra sulla morte / un colpo di grazia e addio alle trasparenze / verso l’opacità di considerazioni che nascondono cuori intelligenti / per crudeltà forse / tanto che il segno vagisce come corpo di neonato in pressione di pianto / come trappola aliena / ma in approvazione di vita piena

decostruzione / a caso / apparenza di consenso osceno / dalla finestra smorta al vuoto della forma / corpo fratello / adatto a esprimere soggetti per significati esteriori ospizio per ospizio / corpo ombrello per ciascun orifizio / sano sfizio o principio dell’errore / e mai forma vuota / finché si cerchi di formar parole in cerchi adatti a dire ciò che si deve pur ricominciare a dire

passò sul retro / fu solo un corpo / nient’altro / e sordo all’impedenza / sul piano rigido della resistenza / che spolvera in roulette critica il linguaggio e scrive per metafora incerta / decostruttiva / in porta al paradosso / purché testo e linguaggio si bacino ad anafora / nell’amplesso ove giace la sua difficoltà / per quale e quanto dire dei corpi agonizzanti

passò sul retro / la deriva / in sesto senso / la scrittura ardua / sembrò volesse tendere verso l'astrazione / la complessità linguistica / l'argomento / la mistica / l’apparenza dei detti e degli scritti / le parole nel vuoto / il voto / nel santuario delle urne a perdere / spettacoli di impatto / di scatto solo iniziale / la ricostruzione era solo funzionale

guarda con preciso obiettivo / tale e quale / ma con parole molli / o tese / o grevi / alla volontà nuda e occasionale / il senso del pensiero astrale in crisi di contemporaneità / pur senza bombardare la sete del lettore / sperando di falsare facole già spente / alle stagioni avute e avute e a quelle date e date / per aprire spazi mentali vergini al silenzio

con obiettivo preciso ti riguarda il testo / rincorre uno spessore / apre un amore sull’orizzonte materiale / in crisi d’esistenza / scuotendo ad ogni virgola la testa / contro un muro di cose / il muro delle nebbie / delle credenze stupide / imbastendo discorsive orbite / se la difficoltà di lettura dipende dal contrasto

dipende dai tasti delle macchine / il testo / e attende / dipende dai bottoni / da ciò che pende scaturisce il tempo dilatato / per esempio il tuo stato / una spalla dolorante / le mani alzate / le cosce inguainate / cos’è che afferma / la conferma è il nulla / sempre dolorante di vuoto / le estremità perdute

dipende dai testi / come dai nostri dolori / i piedi in bottiglia / la lingua sotto sale / ma liberaci dal male se l'essenza insegue l'esistenza / ma l’ipotesi in giacenza impegna a cambiare di significato / aiuta a spingere le braccia in alto / a tagliar le dita dal metacarpo / mentre tarpo le ali ai cherubini il corpo s’addensa sul fare del crepuscolo

sbanda e sbanda sotto il peso della metafisica / e spinge il braccio / sotto le spalle / ginocchia sulle orecchie / le palle appese a un filo / invèntati un linguaggio che parli in altre direzioni / gambe in spalla / labbra serrate al fegato / mordenti denti in echi di ritorno / impegnati al nerbo / splittati sulle parole grandi della scena

sbanda e rimanda al rischio iperuranico / e gli occhi tremano sulla carne fresca / la pelle è in libertà / il corpo è cosciente / ben a regime ritagliato a senso / scolpito nella terra / disperso in polvere di vento / quel corpo territorio del dire / luogo del fare / perimetro di impronte irregolari / di imprinting bestiali scarsamente ideali / e senza ragione alcuna

avanzando / chiudendo gli occhi / dilatando le pupille verso l’interno / nell’inchiostro cupo d’averno / perno del mondo / è la notte che ricostruisce connettendo i tasselli del giorno / dispersi sulla via di un eterno ritorno casuale / talvolta poco originale / per punto di vista banale / alla finestra decostruzionista

avanzando poco alla volta / l’azione sgancia le membra / invoca la nozione di tracciamento / l’attesa politica spinge verso filosofie del ritiro / mentre spuntano le ali dietro le scapole ad ogni attacco / per riconoscere in volo il segno della contraddizione / il margine ambiguo del domani / fatto di spazi poco percettibili

spazi irriducibili / di febbrili corpi consunti / in transiti ad ostacoli / mimetici i kilometri e i secondi sfuggiti nel sorpasso / rilanciati in orbite improbabili / nel buco nero dell’angoscia che s’apre ad altri flussi / per passi sulla rampa giusta / in direzione comunque sbagliata / perché il corpo è plurale / e quindi decorticato sale scale a più riprese

per spazi indefinibili / su mille gambe tese / impervi / di nervi / e scende risuonando nudo / e nuovamente avanza / lasciandosi aree di riserva in borse marginali / in tasche d’oltremondo / per cavità paradossali / tonali nell’insieme / strette da cinte che segano la vita / sempre su nuovi buchi / unti di grasso / proprio sul bordo del ragionamento

un paesaggio evidente / dove individui quella zona franca / la manipolazione sfianca / mentre il pensiero è già diviso in stracci / bisticci carnali / multisensuali / così fu il corpo che fabbricò il fantasma / la pulsione sfuma / se n’avvede e avanza quel corpo espanso / quel corpo ancora e ancora è sfatto / corpo esatto e labirinto dell’essere

evidenziò il paesaggio al passaggio della buona sorte / corpo del fallimento / ché la retina proietta le ombre sulla morte / sul pensiero indagato in spirito finito / che mostra patologie dell’intelletto / mentre l’uso confonde e difende strenue posizioni senza più ragioni / attraverso un sentire sempre vagante / e un lavoro che non lascia tracce muscolari

il progetto del contatto fu approntato in un tratto / fu la scelta del toccare / difficile nel cuore delle cose / per assorbirle in attribuzione di significato / fu l'esperienza della finitudine / nel pensiero sub limen / dove la sensazione impalla l'immaginazione / squame fossili le unghie predatrici / il pensiero dà lo spazio al corpo degli oggetti

in un tratto un brusio rivela il suo progetto / fin’allora segreto / globale / la capacità di moltiplicare l’effimero e l'immondo / ché è mondo scosso e percosso da pulsioni di morte / ché la cattiva sorte è scritta nei cervelli dei banchieri / nei registri dei bancari / che liberano se stessi rincorrendosi su vagoni di merda d’oro e in punta di grattacielo

la distruzione corre su torri in bilico / tanto che presto il costo del giudizio imploderà sul buco nero del collasso autistico / in liberistico tormento / tecnicistico stromento totalizzante in pieno smarrimento / a chiare lettere in parte già ideologiche / e poco logiche / per potenza di falsa intesa come per ragione sufficiente in esercizio

le torri segnano miti di potere e vizi distruttivi / autodistruttivi quando si stringe troppo / in  valore assoluto / esposizione a sputo della superficie del senso / pelle pelle / per conoscenza a volo / un pensiero di carne / un desiderio prensile / ché l’anima estesa / distesa in epidermide / messa a nudo per verità / guarda e traguarda e scopre

verso l’annientamento si procede / o per diversa conformazione in bilico si sta / come in esposizione corporale / a fior di pelle / per non avere essenza / il corpo allora è l'essere dell'esistenza / è l'esperienza / l’accadere / il luogo del toccare / cadere / aprire / barattare / inscrivere nel senso un nonsenso / amare

e procedeva verso l’annientamento / sul confine sfuggente del possibile e del niente / quando il corpo si libera per sé / di sé / con sé / ché supera gli oggetti / in ricognizione bassa / e poi riprende in volo alto di stagione in stagione / dribblando la necessità oggettiva / scartando sul tavolo meccanico degli oggetti imperfetti

e procedeva in annientamento per dare e per non dare il mondo / per iniziare in tondo / il girotondo costruttivo ora s’addensa sulla pelle / e pori aspirano per energie gravitazionali / tanto che l’esistenza nega l’essenza / azione per azione / unghia per unghia / di bocca in bocca / il sesso schiuso alla buona speranza

in annientamento di passaggio in paesaggio / l’accumulo che imprime carattere di corpo in corpo / variamente spettacolarizzato / protesi dell’anima / corpo profondo e fondo a sostegno / quintessenza antica / corpo infestante / polisemantico / corpo romantico / il cuore delle cose è duro / la tensione gravitazionale preme / il contatto infimo è più intimo

tra esistenza ed estinzione / tra un'esigenza chiusa nella sua essenza / in libertà di essere / ecco trascorso il dire per l'atto che non è / se è necessario esser così che sia / come per esser o non esser si è operai di pensiero che scavano a mano archetipi ed idee / lavorando di sgorbia e sgarbi / o ritagliando i ponti del linguaggio su arcate d’altro peso

tutto sembrava estinguersi nella ridda delle architetture cieche dove le parole vengono meno e meno / e la filosofia finisce sul mercato delle aspettative / così la falsa leggerezza / bolsa / di avere un corpo / afasica / mentre si parla d’altro / mani giunte o pugni serrati / alla ricerca delle differenze / che lasciano sui muscoli arabeschi e inneschi all’uessebì

inneschi o prese scart / era il ruolo dell’identità  per la gestione della differenza / la relazione contro l’impotenza del riconoscimento / una possibilità di identificazione / questione di riconoscimento  / l’impossibilità dell’autorappresentazione globale / lo sfruttamento e l’esclusione /  tra scarti difficilmente prevedibili

si trasforma e si trasforma il senso / in prospettiva di corporeità / con cuore di cane e testa di maiale / cervello d’abbacchio / mozzarella in cocchio / coscienza di non essere un corpo definito / di ritrovarsi sordo / nel disorientamento / che va di corpo in corpo / tra organico e inorganico / ché vive sul confine di organismi geneticamente modificati

la mappatura del genoma svuota la speranza

Giovanni Fontana, 2012

_______________

  * La pagina non è un semplice spazio d’accoglienza di materiali verbali e visuali, non è un dock. È un campo di relazione, dove frammenti dell’immaginario contemporaneo si ricompongono in forme nuove. Si scambiano ruoli, diventano corpi in reciproca tensione: corpi di una lingua che vive di interazioni. I materiali si trasformano in ultracorpi, animati da superposizioni espressive, in fuga verso territori di relazioni inattese tra la parola e l’immagine. La ricomposizione apre spazi che accolgono situazioni grottesche e ironiche, ludiche e crudeli, talvolta dolorose, prefigurando, attraverso la gamma delle possibilità di registro, la performatività di una lingua complessa, che si nutre di contaminazioni, di deragliamenti, di cortocircuiti intermediali, di esplosioni di segni. È il puzzle composito del meccanismo della poesia, dove il dato è trasfigurato, deformato, denaturato in un organismo plurale ed enigmatico.

 

 

 

Giovanni Fontana
SENTO [DUNQUE SUONO

 

1
→ sento → sento →
dunque sono [forse [
nel cono acustico dei sussurri in nuce →
schiumosi che inseguono sogni di fascini primari [
in sinuosità si schiudono i canti vaginali [
ché m’infesta la festa degli abissi
→ inconoscibili complessità → conflittuali [
se trenodie d’effetto pascolano [forse
← sull’insufficienza del lutto → frutto →
di passione inquieto [
se voci di cicli
← connaturali avvolgono →
sguardi simbiotici →
corrispondenze
← che parlano e non parlano di niente [
tu senti i ruoli segreti di femmine sfuggenti
← via via guizzanti in profondità [che senti [e
senti forse che senti e dunque sei [
per sei sirene → trentasei cortei
← di vocoidi velari [e
dunque sono [sono [
spalancate e nude di nervi [forse
→  un fato liquido decreta il mutevole distacco
← umbratile e cupo [cupo [
un malfermo attracco →
su pensieri torbidi che chiariscono lo smacco
← all’insistente richiamo di lamie proteiformi [
molpe mouillé → ligeia callipigia
← ligia all’uvulare
partenope squillante → solare → virginale [forse [
← aglaofème bigia → ma splendida
→ nella baia velare ←
leucosia bianca → sosia dell’onda → nasale e stanca [e
c’è aglaofono all’idromegafono →
himeropa topa accattivante → cacuminale [e
peisinoe labiale e suadente [che sento [che sento e sento [e
telsione la parolaia [
o thelxiepeia →
daimone meridiano di morte e fricativa
[   ]


2
quando supina affiora l’eco dei riflussi [e
annoda chiome e annoda [così che sento [dunque [che risuono
← per riverse contaminazioni [forse risento →
suono quel che sono [
sento quel sòno geminato → liquido →
che centra l’onfalo vibrante di pesce e uccello [e c’entra [
solo per creature notturne [verdi d’alga → di vento [
un uomo vale un mare [morde sgomento
← le corde del pennone →
una vita morta non conta un solo scoglio [
fermo e testardo nel suo tempo interno [e
se un pensiero vale [apico-dentale [palatale che sia [
vale una vela in flussi d’orgasmi equorei →
così di smarrimenti [così di mescidanze [
così di danze →
così di mescolanze di bave di nereidi ingannevoli ←
che avvulvano labirinti d’incerte complessioni
→ che transcodificano organismi numerici di suoni ←
mentre pullulano in amplessi di gorgo e di bonaccia
→ ibride [
[le sento [forse [
le portatrici di morte [è tua la buona sorte
→ se hai il coraggio della conoscenza [
ignude intanto sull’orlo [le risento
→ tutte le perdite che il caso assomma →
molpe mouillé → ligeia callipigia
← ligia all’uvulare
partenope squillante → solare →
virginale [forse [
aglaofème bigia → ma splendida
← nella baia velare [
leucosia bianca → sosia dell’onda → nasale e stanca
← mentre aglaofono all’idromegafono intona fonazioni [
così himeropa → topa accattivante → lancia vocoidi aperti
[   ]

3
quando supina affiora l’eco dei flussi [e
annoda chiome e affonda [e
concorda il clinamen delle voci del mare [e
inanella disegni di sguardi opalescenti
← su malinconie di fondo [dove torna il girotondo illibato
→ di lampi impenetrabili [
se incompatibili correlazioni deviano di scarti minimi
→ su un crepuscolo a perdere [da perdersi [
d’inesauribili energie [
lallapazza → lallazza → lilli → lillipuzza →
lale, lale → ligeia svolazza e spruzza →
liga sguazza →  razza che vocalizza →
lapislazzula → lula aguzza → gazza che spazializza →
strabuzza → stuzza → catalizza e sbuzza
← ladra di grazia e di disgrazia
← ché la certezza della perdita è nella lallazione →
tra lilliferazioni di sirene fragili in apparenza
← quando il lamento ammanta la notte
← che su lygis plana ali di vento e di locusta →
molpe mouillé → ligeia callipigia
← ligia all’uvulare →
partenope squillante e solare →
virginale [forse [
aglaofème bigia → e splendida ←
nella baia velare →
leucosia bianca → sosia dell’onda →
nasale e stanca →
quando aglaofono all’idromegafono bemollizza himeropa →
topa accattivante → bilabiale → implosiva →
← retroflessa → spirante [e
peisinoe dislingua suadente [che sento [che sento [che risento [
i contoidi alveolari di telsione
← la parolaia →
che sotto thelxiepeia cela ←
meridiane morti e fricative
→ acheloidi insufflatrici di germi acustici letali →
cantano apicali formule di conoscenza
← sottili sottili →
come sottili [forse [ inganni
→ ma come figlie di muse in transito da un’enigma all’altro ←
della poesia sottendono il pericolo
[   ]

4
quando supina affiora l’eco dei flutti e annoda chiome [e
attonda quell’inganno [dunque [
quando annotta [
quella fascinazione [è seduzione → e oblio [
che sento [e dunque sono [forse [
così l’ascolto si fa carne tanto
← che orecchio incessante mi diventa [e
il silenzio meridiano e la bonaccia
← pesano sull’interfaccia tra vuoto e vuoto [
mentre il sole incide il tempo sulle rocce e attende ←
complice senza giudizi →
è il rischio della parola del niente [
nel niente del niente
→ che è parola del vuoto [
parola di un niente vuoto [
un vuoto di niente [
la parola dell’inflessione inflessa [
è lì che intesse a strati i canti →
tra vuoto e vuoto [
tutti di là del baricentro [
dove il canto è nel canto e nel canto al centro
→ dove il canto è nel canto di un canto
→ racchiuso nel canto [
un canto di dentro →
→ un canto d’accanto → d’acconto ←
un canto riverso sul canto converso →
un canto nel canto del canto nel canto del core ←
ch’è nella plica interiore del canto e che il canto riflette
→ se è un canto che flette →
che flutta che onda e marèa
→ che pulsa nel canto del centro
un canto di amplessi convessi →
un canto plasmato in essenza di canto
] sublimato →
] circonflesso →
] reclino e trasverso →
] in transito ] in conto d’armonia →
] in tutto riflesso →
] è un canto ch’è nudo →
] è un canto ch’è crudo →
giù [
sul punto dell’origine degli assi [
molpe mouillé somma tonemi → ligeia è ligia all’uvulare [e
callipigia [
partenope squillante è solare → virginale [forse [
aglaofème bigia → è splendida
→ nella baia [e velare [
leucosia è bianca → sosia dell’onda
→ nasale e stanca ←
perché aglaofono è all’idromegafono
[   ]


5
quando poi supina riaffiora l’eco dei riflussi
← e annoda chiome e annoda ancora chiome
la voce snoda aulenti alate e flautate note →
delibanti di passioni deliranti e fluide →
oltre quei lutti [e
quelle lacrime di vergini
← figlie d’acqua → incalzanti di vocalità diffuse →
inebrianti d’arie e di spiriti rupestri →
fanciulle alate fruscianti di vento [e
pianto [forse [
chi intona conturbanti gli abissi e gli orizzonti aperti senza più tramonti?
auloi auloi kataulenti → membrane e timpani [
spettrografie soverchiano ditirambi e prosodie →
incanti ambivalenti → lenti nel passo di danze salmastre →
vanto di strumenti di passioni terrestri
← insinuano tra le canne echi di eventi →
molpe mouillé somma tonemi → ligeia è ligia all’uvulare e callipigia [
leucosia è bianca → sosia dell’onda →
nasale e stanca →
→ finché aglaofono è all’idromegafono
[   ]

6
quando supina affiora l’ombra dei riflessi ←
e annoda chiome e annoda [
la lira solare oppone il vanto della divinità →
la sua ferocia cruda [cruda [e
sono allora le sirene fatali compagne di dioniso
← che sento → sento [e
dunque sono [forse [nel cono acustico del magma consonante
← molpe mouillé → ligeia callipigia ligia all’uvulare →
partenope squillante → solare → virginale
[forse [
aglaofème bigia → ma splendida nella baia velare →
leucosia bianca →
sosia dell’onda → nasale e stanca →
con aglaofono all’idromegafono →
con himeropa topa accattivante → cacuminale [e
peisinoe labiale e suadente [che sento [che sento e sento →
con telsione la parolaia →
:thelxiepeia →
→ daimone meridiano di morte e fricativa
[   ]

7
ma quando supina affiora l’ombra dei riflessi
→ nessuna nave alla finestra [
nient’altro che suoni oscuri → dorsali →
impasti d’indifferite note faringali → eiettive →
ripassano il giorno sulla costa [
allora risento l’estenuante morte del piacere che affoga nell’oblio [
le penetranti voci di miele e di sessi e di favi bassi flautati e biondi e alati
e di melisse di corpi sottili e mantiche assenti
nelle lucide menti dei veggenti [
che affoga e seduce mentre cuce fatali impenetrabilità
→ così che il trascorrere della mutevolezza degli armonici →
in travestimenti incerti →
sciolga ogni delirante inganno
:
iynx → come voce in movimento →
voce dai mille voli →
dai mille volti voce →
assoli assoli sento → sento [
che dunque sono [forse [nel cono acustico del magma sonoro
→ giù da fertili acque di ninfe garrule di spechi gorgoglianti ←
l’incantagione di questo sogno fa di te → di me →
il senso delle mie parole
← le tue
dove il senso è percepito in sé
← fuori dal canto [e
il canto è in sé il suo senso [e
tu sei me che me distingui in te cantandone di noi [e
te e me e il canto e il senso son percepiti a senso
→ sull’orizzonte delle differenze
[   ]

8
molpe mouillé → ligeia callipigia → all’uvulare ligia  →
partenope squillante → solare e virginale →
aglaofème bigia → nella baia velare →
leucosia bianca → nasale e stanca →
con himeropa topa accattivante → che intona laterale [e
peisinoe labiale e suadente rilancia a telsione → parolaia gaia →
:telsiepia o thelxiope o thelxiepeia
stesso daimon di morte e fricativa
aglaofono all’idromegafono
→ lontano
in prospettiva
[

 

 

 

 

Giovanni Fontana
[cool] – da: “essendo l’ombra”
per pierre-andré arcand


(a più voci stratificate)


I.
c’est le temps qui marque la différence
(bien sûr
(tra una parola e l’altra
(così: tra dita: ex tricola ritagli

II.
il faut utiliser des distorsions
(détournement
(des tirs de harcèlement
(bien sûr   (à gages
des torsions du langage   (en gage
des altérations du corps (aussi
a tratti   (in vena    (tattili
a tratti-tr’atti
comme si les mots   (attratte
ritagliassero  (engagés    (ces mots
a’ rovigli ben ordinate spire     (contratte
e strignessero    (les mots
quelle spire in tracolli   (tumefatte lingue-lingue
annodate    (les mots des mots    (annudate
da conflitti di sensi
negligentemente

III.
ma poi fortuna ma-poi-fortuna ma poi
de boucle en boucle
il bande sa machine (là
de boucle en boucle il bande
avec-avec   (il boucle
avec des petits nerfs
(cette machine    (il bande
cette machine (il boucle (là
de boucle en boucle
(il boucle   (trouble
des boucles  :il bande
(tous les ressorts de cette machine-là
puis : il tourne : il tourne l’aiguille sur le chapitre qu’on désire écouter
de boucle en boucle (là
de boucle en boucle
giù :coerentemente

IV.
l’ascolto monta-su
finché-là rotto di testa e di esperienze
(così come birla
ruino contra monitor in discrasia
(ove rìcolano intanto & bòmbano-là-là
buratti e bbuffalmacchi & blastemànno
ari-bbombano (qua-là
avvolti di neon e grassi di pubblicità  (& occultano   le ommm
bre di passs sssaggio con cretinèzie e crapule
(e non sai bene  se ber lucconando in pomate e ciprie o ber  liccando
:così  rrri      maneggiando  pus  come humus fecondo
o      fuliggini o ceneri (aspirando
o  deiezioni grasse  o caligini acide   in punta di  lingua-lingua
rimesto-mesto
qua-stupidamente
e ingoio

V.
l’ascolto monta-là  (freddo
(o      guaiolante lingua
(o lingue ex albate
(blu astre di guizzi elettrici  (io le rimonto
(finto-tonto (ché la post-industria si difende
così telegenica e pinta    (finta-tinta  grint’osa
(che de-qualifica accussì bbene in ordine ’sti ccose
io la degrado allora (sta-lingua-qua  in-altri-in-altriboccoli sonori (quando
inter facciata ne strugge le cereuella
all'attacco insolente di stracuccoli mediatici
su miniature baluginanti sub d’olé di bit
o muove in memoria (silente (per cant’ieri arrugginiti       e cave e cave-cave
sventuratamente

VI.
l’ascolto monta-là
per squarci grigi e corrosivi
(de boucle en boucle
:mo’ algido monta  (là sulle palme       :alme on the rocks
su per asfalti caldi  e fumi pesanti-qua        che chiudono le nari del ricordo
(klang-tiriklan-gan d’una vecchia fabbrica occupata
ses sons, nos corps, mes gestes

VII.
l’ascolto monta-qua
(dove i petti sfondati         come orbite cieche di giganti
e i gessi bianchi      che tappano la bocca ai morti
si offrono agli obiettivi in ghiaccio
(inesorabili manoeuvres le truffe satellitari dei potenti
(monta-là (crast-bunnn
dove mercanti d'armi controllano gli scambi in petto d’oppio
arroccati su banchi teletronici
qua-là :(per concrezioni e microprocessori a grappolo
l'encefalo (strip-lip (non spinge più contro la fronte
galleggia slap dietro il vetro catodico e slitta
:è la gola che strozza lo spasmo dell'esofago
sconsideratamente

VIII.
l’ascolto monta-là
lontano (molto
dove torrirossse masss
ch'erano le scelte
là su centrali e mari (anche
:e per strade di terra battuta
teste d'alci fanno da contraltare mozze su un palo
(d'altronde:d’oltreoceano
:ma pierre-andré
insegue
anatre vane
che ignorano richiami e ombre
:ommmbre perdenti

Giovanni Fontana, 1999/2000

 

Giovanni Fontana

PARTITA DOPPIA
(per John Cage)

visualizza il tempo / il tempo / e slitta / slitta / in silenzi aleatori / con gran considerazione di mistici orientali / di musici / fanali di generazioni / ioni di materie balsamiche e profumi d’anime / di filosofi in gloria / di sacerdoti d’intelletto in stretto rapporto sul piano operativo / divo fuori controllo

un crollo di strutture / per avventure / music of changes  / per pianoforte solo / dove glissano già tecniche aleatorie sull’i-ching / con procedure dure / piuttosto elaborate / basate su segni dello scarto / dell’improvviso caso / per caso involati nell’aria / come ribelli / uccelli

avrebbero giocato sul compositore / come gioca il coniglio ballerino sul cappello di un fungo / a lungo strapazzato dai passi della danza / e infine trifolato nel paesaggio immaginario / che vale un passaggio / un assaggio / dicono / impietoso e occasionale / trasversale

del tutto avvelenato di follia / per tempo perso / preso per tempo / avendo fatto il proprio tempo in tempo / già / come cappellaio matto / in balìa / fratto e stupefatto / del tutto sotto scacco / pur avendone da vendere di tempo / tutto in punto di virgola e di conto

e senza tornaconto / senza batter ciglio / anche / né piede fuorisede / ma dando tempo al tempo / tanto da lavorare per mesi e mesi / adottando scelte del caso per ciascuna nota / per le durate / i timbri / l’ombra / le dinamiche / i silenzi / gli ambienti / che fanno il bello ed il cattivo / tempo

tanto che quando fu la pioggia nei paesaggi / i funghi ne gioirono / in tempi fulminanti / come accade / talvolta / in arrocco / sulla scacchiera / al rintocco della campana della sera / che mette in fuga i pipistrelli / disorientati dalle vibrazioni / su tempi impercettibili

come in imaginary landscape / per dodici apparecchi radio / ecco / ciascuno azionato da coppie di strumentisti esperti / delegati alla regolazione del volume / al controllo della sintonia / a piacimento / a tradimento dell’avvenimento / che si fa evento e teatro di suoni

senza por tempo in mezzo / gli strumentisti estraggono le vibrazioni all’amo / i pescatori non sanno cos’è che spunta a pelo d’acqua / così che in winter music / per organico da uno a venti pianoforti / lo spartito è formato da pacchetti di pagine da ridurre ad libitum

ché l’ordine è pur modificabile / frammenti di rigo / cluster e grappoli di note / sono ordinati dall'esecutore che stabilisce la collocazione degli eventi / successione / dinamica / durata delle risonanze / danze di suoni nel vortice dell’accidente

ché per l’interprete / tutto è già possibile / ma in congiuntura d’incidente / istantaneamente i segni vanno letti  come suggestioni di azioni strumentali / o come simbolo del risultato / in vicissitudine sonora / d’ora in ora / scenicamente / con un aggancio all’improvvisazione

un groviglio denso / automaticamente / porta gran rigoglio di suoni / dice il pianista / e gli spazi bianchi dicono silenzio / i punti isolati dicono singole note d’inchiostro / in coscienza elementare / ma la rapidità e il verso di lettura / derogano alla tessitura

la possibilità di omettere con l’occhio porzioni dello spazio / di saltare da questo a quell’evento / entrando e uscendo dalla gabbia / di condensarli / di isolarli / nel tessuto dell’eterno ritorno / che non finisce mai di rivelare accenti / di rapportare al tutto scale di valori non giustificate

son fatti immediati e variabili / volta per volta / ché dicono che il canto è superato nella gabbia del silenzio / e il gesto supera i concetti / di melodia o di armonia / considerando suoni in sé / come avvenimenti da contessere in spazi di evidenze

nel labirinto superacustico / perifrastico / transmesostico cum figuris / come costellazioni di suoni e nebulose che si rincorrono in sfere musicali / in piste poetiche / similmente alla tecnica dell’alea / gli automatismi / parimenti appaiono comuni

dove nominar le cose è realizzare cose / e la composizione è per campi sonori / per fasce sovrapposte / e la scrittura d’azione e le pittografie salgono / così che entrambi i settori pongono attenzione alla gestualità / per cacciar via la musica / con i bambini che corrono nella stanza

è l’utilizzazione di fonemi / di testi poetici smembrati / di frammenti di parole / di brandelli testuali passati di voce in voce / affidati da musicisti a vocalità non impostate / a voci recitanti impegnate in ricerche radicali / a sonorità mai frequentate prima in campo musicale

rincorrendo dimensioni spazio-temporali attraverso il movimento / l’immagine / la presenza del corpo e degli oggetti / il gesto / allora / si spinge oltre il suono / per considerarlo un puro e semplice residuo / le partiture ricche di indicazioni di comportamento dicono notazioni assai speciali

positura e dinamica degli strumentisti dicono di traiettorie / in 4 e 33 si prescrive di far preparativi del concerto e appena pronti di restare / lì / in silenzio / per quattro lunghi minuti e trentatré secondi / così che il pubblico ascolti il rumore di fondo dell’ambiente

dicono che assurga / così / a dignità insolita e imprevista / la musica / che esca dai confini / oltre limen / questo il dettato / il gioco / il fuoco / dicono / che spinga negli anni in un teatro aperto / di certo multidirezionale / per esperienze linguistiche adatte al salto del cavallo

nel passo verso il rito collettivo / è nota la predilezione zen per il silenzio / e non è raro che i fogli siano completamente bianchi / che non comprendano né esiti né fatti / se la prescrizione do nothing non è così difficile / l’opposto / do something / è certo imbarazzante

si dice non far nulla / si dice fa qualcosa / totale smisurata libertà / non per tonalità / bensì secondo il tempo / puoi suonare note a volontà / “vola colomba” ? / disse qualcuno / puoi anche strangolare la prozia / o sol pensarlo / son atti identici nell’immutabile scorrere del tempo

e si richiede un’altrettanto smisurata indifferenza agli accidenti della vita umana / ecco / se l’esecutore tradisse il testo / se l’azione fosse cercata per amore del sensazionale come dell’ovvio / per desiderio di realizzare qualcosa di grazioso / o qualcosa di estremamente rozzo

cazzo / gli echi del pianoforte preparato abbracciano i rumori / il criterio di interpretazione è assumibile sui passi del pedone / e ritorniamo al tutto ed al possibile / dove segni vanno letti all’istante / e il groviglio si fa denso / automaticamente / con esuberanza

ancora gli spazi bianchi dicono silenzio / i punti dicono note singole d’inchiostro / la rapidità e il verso di lettura dicono dell’isolamento e della possibilità di portare l’occhio oltre lo spazio / di saltare da questo a quell’evento / ammazzando il tempo e scongiurando

finalmente / un finale di partita

2011

 

Giovanni Fontana

PALUDE

(In memoria dei braccianti agricoli dei monti ciociari che per secoli hanno lavorato nelle paludi pontine e nell’agro romano)

 

la palude incombe / incombeva / greve d’acqua e di melma / su poveri gesti villani / pantani d’inferno / d’insetti / d’infetti distretti / per fondi lacustri al demanio di terre papali / acquitrini cangianti / letali / in dorati orizzonti boscosi / l’inverno / gli stati spettrali di bassa campagna e marittima pregna d’uccelli

la palude che incombe / incombeva / d’acque grevi e di melma / trenta miglia bastarde / da scirocco a maestro / e trenta in larghezza da sezze al circello / un mantello di macchie palustri / imbastite dall’appia / tagliata da torbidi rivi che scorrono d’impeto a valle dall’ema e dall’alto / di getto / in difetto

la palude che incombe / incombeva / greve d’acqua e di melma / coperta di nebbie al mattino / stagnava nell’agro / ristagna / nei tonfi di pesci fuor d’acqua / asfissiati da effluvi di zolfo ché il quadro per secoli fu desolante / nascosti / alla foce dell’amaseno dolori e singulti / all’aufento i crampi vibravano a pelo di specchio

 


son rami schiumosi del subalpino romano / cagione per cui è paludoso / quel florescente agro pomezio / un trapezio selvaggio / per doppia linea di dune boschive / fiancheggia in australe / delinea le terre sul fronte del mare / d’astura al circello per miglia / ma batte l’uccello notturno i sentieri del male / spettrale

son rami schiumosi intrecciati di canne / da cacumano e ardighetto / le lestre v’informano un ghetto / e dal monte per macchie / le dune di circe ingrossate da onde e da venti / battuti i ginepri radenti / a impedire il deflusso di acque invadenti / stagnanti nell’ampio distretto / costretto a mefitici flussi in confini d’incanto

son rami schiumosi di bolle gassose nell’afa / e l’acqua non spegne la sete agli incroci spinosi di genti migranti che recano in cuore la febbre / in croce gli affetti / perduti in passaggi di giorni e stagioni di misere arie / d’infette memorie / pianure pianure pianure / pianure pianure / pianure / a perdita d’occhio

 


fu la fatica senza sorriso / ciclico impegno / a migliaia / i monelli in autunno trasmigrano strenui / le amare montagne alle spalle / così le vertigini delle parole / vane / lontane / nel movimento / verso grandi poderi di brago e di palta / per contro il malocchio dei caporali / contratti in parola e ferite vischiose

fu la fatica senza sorrisi / quando prìncipi latifondisti / mettono a frutto le terre e le acque / e s’ingegnano aspri / in tristi sistemi di caporalaggio / bestemmiano cuori croci e denari / è mano d’opera di derelitti / com’ombre sfumate nel tempo le schiere / sabine / ciociare / in gran numero / altere / sotto l’incubo delle mal’arie

fu fatica senza sorriso per scarsi salari / fu piaga infettata di cafoni domati / per tristi fanghiglie / l’amaro pantano che spegne progetti e speranze / la febbre pontina che brucia le ossa cariate dall’acqua / percosse da esausti marosi che insistono / duri / che battono oltre la duna / per lande di fradice foglie

 

 

e fu il viaggio per secoli e secoli / ed ecco i mercanti rapaci che lanciano un bando d’incetta / e fu magra caparra / ma quanti quei figli / che può dare ciascuna famiglia / chi sette / chi otto / e fanciulle / annodate le trecce nei solchi / che s’ingaggi il bifolco / pochi scudi si pescano in acqua d’inverno / nelle gore si scava in arsura

e fu viaggio di secoli e secoli / di scarsi diritti / ora trenta / quaranta / o cinquanta i baiocchi / nel dolore dell’acqua si perda la fame / nei fondi malsani si torni sul far dell’estate per stringere messi / si deviino rivoli e vene per croste in autunno / rivoltino viscidi gusci  / la terra s’infila di setole / e sversa

e fu il viaggio degli anni di ciascuna famiglia che glissa sul capo dei figli / che scorre nel tempo salmastro / per tonfi  e fruscii / per passi nell’acqua di lamie e mignatte / ché conta più figli colui che è più ricco / ché è bene a sapersi / i fanciulli o di otto o di dieci / son pareggiati agli adulti sui libri di tratta

 


così è che l’aria è alterata e racchiude la morte nel seno / ché quando il calore dissecca paludi e marosi / quei guazzi s’attivano e soffrono / fermentano e bollono / corrotto il putrido magma / dal marcio esala il miasma / che involve cagioni di febbre terzana / quartana / fremente e insidiosa / tifoidea / perniciosa

così è che l’aria alterata racchiude la morte / nell’arcobaleno di giovani vite / su sapienza dei vecchi il veleno dei giorni / è senza coscienza di storno / di biomeccanismi  di scorno / ragioni che insultano a vanvera / che spingono genti a cicli diversi di attese / dissodano in scarsi passaggi per acque cattive di sogni o pretese

così è che l’aria è alterata / e nasconde la morte nel fieno mietuto con fuoco alla gola ed acqua nei visceri / che strisciano viscide bisce / e pisciano sangue tra le ginocchia i monelli / l’anguilla già freme nell’alba / si perdono i sogni in fasci di luce lunare sull’altro versante / il fuoco è già spento sotto guazze e vapori

 


ecco forse le ultime acque da bere in polle disperse nel caldo affannoso / caligini d’aria ispessita da effluvii palustri / le rugiade già sembrano piogge / su meraviglie di lecci e di pini / ma sotto le querce ostruzioni di ventre / e per sughere le cachessie / lo scorbuto alla macchia / l’idropisia in angusti abituri di paglia / lo stremo

aleardo in passando domanda / com’è che si vive / signore / rispose / signore / si muore / si muore / signore

2012

 

Giovanni Fontana
QUESTIONI DI TAGLI
per nanni balestrini


funziona così / che dispositivi fertili / azioni in campo / talvolta in controtempo / su zone di scambio / si aprano a soluzioni inattese / con esiti mordenti / realizzando nessi che bucano la superficie della pagina / a gravitazione controllata / testimone di falsi ricambi / e strani passi in conto virgola

funziona / tanto per dire / che l’estrazione secca / la sottolineatura dura / lo stralcio a scrocco / l’espunzione a feticcio / il graticcio delle relazioni a senso / consacrino il prospetto / stringendo nodi tanto per fare /dare / tipograficamente ordire / conversando fuori centro / ché la lateralità premia sull’ombra

e gioca fino / azzardando sul confine dell’enunciazione / declinando i punti di vista / mordendo significati diversi in prospettive alterne / multifocali / tanto che lo spazio appare tradito per forza di suggestioni / mentre parole sedimentano senza mediazioni / fuoricampo / senza sconto alcuno

e gioca molto fino / molto / finché i legami istituzionali non smettano di funzionare / finché non brucino rapidamente / riducendosi in cenere di violenza premeditata / o si consumino / lentamente perdendo / il loro carico subdolo di funzioni prescrittive gabbamondo / a fuoco bianco

è come si agisce / con congegni a effetto / in produzione amara / così / per estrema visibilità / e sguardo pertinente / gettato al mucchio / in recupero / puntando sulla verità del distacco / l’inequivocabile ritaglio / in quanto tale / netto / evidente / scettico per la secchezza del vaglio / in conto cielo

è come si agisce per congruità dell’accostamento / di tratta in tratta / che m’illumina di reticenza / sull’opacità del reperto / un infarto nel meccanismo del potere / guardare e traguardare / progettare intanto nel dettaglio vagliato un po’ a naso / un po’ a caso / un po’ in volo / in contropelo

funziona così /planando sulle sfere sensoriali / sui materiali politici / sui contesti criminali / che l’occhio assassino sfida / senza clemenza /demistificando materie in odore di trasparenza / quindi di inganno spacciato per sopraffino / ma grossolanamente ordito / a scandaglio / in conto taglio

funziona così / a giudizio di chi ha coscienza del grande viaggio d’interesse nella globalità del mondo / di fame in fame / di corpo in corpo / per ambiente relazionale / in collage smaniosi di comporsi sul nero / o scivolare sul bianco / di lato / di fianco / in micro narrative svolte epistematiche

si gioca anche su tappezzerie di stanze /con occhiate distorte / il momento è vitale se le parole s’interrompono / se nell’accumulazione salta la paranoia della moltiplicazione / mentre si slancia un quadro rivelatore di oggetti affastellati / sovrapposti / in aspettativa / volgare ma densa

si gioca anche sul colpo d’occhio / che afferra con artigli di luci artificiali / e molla la presa aumentando la forbice dello spread / tra il titolo di base e la ricomposizione casuale / non più in cerca di allineamenti normalizzati / di parallelismi bastardi / ma di ribaltamenti / e divaricazioni sghembe

si agisce su svasature argute / che segnano a precipizio il valore dell’allontanamento / in allucinazione folgorante /peregrinando in sequele di apparizioni rigorosamente ubique sulla pagina e nello spazio delle relazioni / giustapposizioni di misure perversamente diagonali / in conto verbo

si agisce su interferenze / ma avvertite sempre nell’attesa di una scoperta che irrompa dritta nel cervello / a tutta /che inneschi nello stomaco dura la reazione di impulsi frattali / organici / sub-diurni / dove la frazione / provvisoria / tesse la storia delle differenze / ché sull’inevitabile le parole incombono

funziona così / che il problema è come agire / come risalire al senso /rimediando per dissenso le parole giuste / da seminare in fughe zigzaganti e laterali / in ombra e di profilo / espunte da contesti banali / valorizzate nei minimi dettagli / puntando a perdere / con determinazione

funziona che devi riuscire a prevalere / per disperdere tracce in grovigli recuperati ad arte / in parte dislocati su tavoli anatomici / è la talpa che trivella cavi metropolitani / treni d’iterazioni in nanosecondi di cricche mentali / i linguaggi diagonali funambolicamente accorti estorcono polisemici afflati

il gioco è sulle denunce larvali / praticabili solo tra le trappole del polisenso /sistemi di sensazioni di peso e di misura / acrobazie distorte / accidentali profezie / di regola / grafie / di passaggio / un manuale di comportamento / una poetica certa / una verifica scoperta della realtà / in conto apparenza

il gioco è senza veli / in stato di eccitazione permanente /o di freddezza marmorea / aperta / ad azzardare sillabe / che vibrano / corrodono diversità di approcci / irrazionalmente segnati / per blocchi di viscosità / catture / ossessioni / spazzature / controcorrente tiro i remi in barca e cedo sotto palpebra

si agisce in analisi fredda delle masse plastiche della raccolta indifferenziata / lacerata da epifanie di gesti e volti affacciati di traverso che non resistono agli attacchi impietosi dei sistemi di comunicazione / in disaccordo / in balordo destabilizzante congegno / è qui l’ingegno della negazione

si agisce per sconfessione affermata da falsi percorsi / sollevandosi a tratti tra le trappole dell’impaginazione / della messa in copia a scambi tesi / a gambe avvezze ai vettori delle triangolazioni / in calcio d’angolo concettuale / il nucleo molecolare si staglia nel suo isolamento

funziona così / che tutto coagula / rimonta / emergente dal clangore / l’apparenza deterge e non si limita più / s’espande /e in uso schiude / le combinatorie fuori asse / per argomentazioni attive / dove vedere è leggere oltre parola / ché l’occhio deformato raddrizza l’immagine / compagine di senso

funziona così / che le menti obnubilate non spiombano / non vanno oltre il recinto del definitivo definitivamente impelagato nella poltiglia comunicativa dei transiti mercantili / pare che le parole si inabissino nello scandalo del ritaglio / un abbaglio non evitabile / in sostanza

si gioca esternando valenze / legami elastici di chimiche possibili / sull’apparenza del dettaglio / sbaglio / a strappi / ma non ti distrarre mai / se scappi di fronte alle parole ramazzate al suolo / sospinte dal soffio fonematico del vento polmonare tanto per cominciare / emetico

si gioca così quando il grido è soffocato e il fiotto ti resta in bocca da sputare / sputarti / risputarti per reinventarti sempre e comunque / ancora in vista / su svista di speranza / credo che funzioni / e che la crudeltà sia giustificata / che le parole volteggino / e planino sui gesti / in conto parola

si agisce nello spazio pubblico necessario che lacera politicamente gli anditi asfittici della consuetudine / un sabotaggio /sul basso cabotaggio di veicoli stanchi / ormai / mentre ogni pagina strappata rende onore al merito della ricerca / alla disinfezione dell’incertezza / in conto senso

qui si agisce sui banchi bizzarri della scuola di anceschi / coraggiosi affreschi di poetiche lucide / di assaggi segreti / di orizzonti sperimentali e situazioni aspre / e furiose e intense / per poi dirimere saggi freschi di scavi dove dissotterrare vermi profumati di terre allucinate da periferie del media trend

si sa come funziona l’eversione / in un big bang assoluto di carte / di inchiostri tipografici in amalgama di lettere / in antagonismo perverso / le parole si staccano dal testo / di traverso / vanno per muri scabri / in lotta di consonanti / di ostinati accostamenti / di passioni sfrenate / a tinte forti

funziona bene in organizzazioni urlate e in arrangiamenti battuti a note secche / in sospensioni / in tagli / in spiragli / o ascolti istantanei / folgoranti e isolati / in scoperte da retropalco / in strazi dimezzati di apparenze / nei dettagli scheletrici di un dì di festa senza persuasione / in conto gabbia

quando gioca si riappropria di materiali persi / rivela parole nuove / le scova in orribili tavoli dimostrativi / dove banderuole svoltano in cacaiole al napalm / parola per parola investe per pungere enfiagioni purulente / e stacca il verbo dal soggetto mentre le sintassi tacciono / in conto testo

si gioca la sostanza che si organizza in stanze visuali / dove la parola agisce in concreto / per pesi e per misure adatte / per tessuti / per trame accorte / pianure tappezzate di verboglifici orientati in alleanze sonore / in astrazioni concretamente amalgamate / in moduli sostanziati in tracce

si agisce su lemmi dimensionati in taglio di narrazione / per cose / per gesti / apoditticamente ricomposti / slittati e splittati per graffi di superficie mirati alla divaricazione / votati alla violenza della carne fonica / del muscolo argomentato sul peso delle scelte / per fare forme / parole in sovversione

quando si agisce può accadere che le certezze sfumino / nel quotidiano stravolto di menzogne / e sola regge / allora / sulla carta / nel cartone incollata / la parola dipinta che ritagliata rende equilibri in punta di piedi / in sospensione tragica / vista da dentro / crudele / in attesa / senza più grammatica

funziona così / che le disgregazioni in campo / in paranoia fluttuante / fruttino spazi espansi / individuati da superfici mute e assordanti / così strappare / strappare / l’invito a strappare vale costruire / mentre lo schermo aperto alle lacerazioni / è chiuso sul retro da sensazioni a incastro / in conto scandalo

così funziona in un attentato di frammenti trattati ad arte/ per minacce di tagli / di vagli di separazione mitica / ritagli a coda di rondine / che precipita sul bordo / e poi gioca al centro campo / si muove e arriva viva /lì / nella casa balestrini / ad abitare la scrittura / in un processo di ossidazione

il gioco ha senso dove la ripetizione vale moltiplicazione di esperienze / dove l’indeterminato è il salto conseguente / dove le porte escludono il silenzio /e il sussurro bizzarro crea l’aspettativa negli interstizi del nulla / dove il fine del discorso è connettivo d’esistenza / verosimilmente indagando

il gioco ha senso dove fare è confrontare a conforto / ché l’immaginazione matura sulle cose / le cose aprono strade all’immaginazione accostando senza regola ostacoli politicamente insolventi / perché slabbrate figure si profilano nervose / tu allora asciuga le parole che stringono / ti stringono

se quando agisci sbandi e rischi la perdita dell’orientamento / controlla la spina del linguaggio / saggia la dorsale dei sistemi manuali /apri a congegni artificiali / a impegni assoluti / scarica anacoluti impervi / condensazioni / traspirazioni / concrezioni / slittamenti materici / ché le parole stingono

se quando agisci sbandi e fischi a polmoni pieni qualcuno si accorge della tua presenza / acuto in potenza / in tangibilità poliedrica / per necessità di forma e forme / la ruggine del tempo infetto / non tratta e morde / la quotidianità ingiallisce / l’idioletto ruggisce / accecato dai flash

Luglio 2012

 

Giovanni Fontana

PRATICHE
per Franco Cavallo

si cominciò a contare lettera per lettera  i tempi di sconforto della separazione
di già separazione di flussi anomali su intrecci di percorso
percossi da stracci di conversazioni stonate all’unisono tanto da sollevare insetti in sciami
ché sciami di farfalle generalmente gli ventilavano  in aureola pensieri e fissazioni

si cominciò a cavallo di forme vuote donate senza guardare in bocca alle ragioni
ragioni dominate già da storie di tradimenti come è d’uopo pagina su pagina
e pagine esemplari di esiguità e follie minute e brevi discorsi e scarti di conversazioni
ché conversazioni sensate minavano ogni volta il dolore delle solitudini

si cominciò scalando gradoni a passi da gigante quasi per burla
burlandosi dei sensi annodati in grovigli di parole da sciogliere in leggende quotidiane
su quotidiani esordi riferiti a strappo sul filo dell’immaginario in transito vietato
ché fu vietato il transito riepilogativo dei giudizi immobili sulle frequenze basse

si cominciò con l’ironia del pescatore nello sguardo traslucido di aringhe azzurre
e azzurra l’aria come feticcio in vena di autografismi spicci e non argomentati
tratti argomenti disfatti nella rete ancora madida di umori e trappola di numeri
ché trappole per topi senza senso manifestava con respiri asmatici e leggeri

si cominciò con briciole di eventi e tenera sensualità di oggetti disperati
disperati tutti nell’indifferenza cantata in opposizioni sbilanciate su versanti astratti
attratti e poi distratti in progressive manovre di finzione
ché finzione partecipa di tono in tono all’assoluto banchetto delle coloriture

si cominciò snervando beffe e convergenze di ironie malate di memoria
la memoria che fende il sonno millantando e scopre il giorno della disperazione
disperazione che strugge in visioni dissociate diari di coscienze evanescenti
ché evanescenza è flusso di potenzialità assolute nel mare delle letterature

si cominciò con alfabeti aperti in discussioni senza echi e costipati in stanze cieche
cieche di passi e ricche di parole elastiche pescate all’amo della contraddizione
per contro la dizione che galoppa sui destrieri bianchi dello scacco matto
ché matto è il grande vetro quando la polvere racconta di cuori e di alchimie

si cominciò così lontano da perdersi in partite interminabili di chiacchiere
le stesse chiacchiere che furono sepolte un giorno in sabbie risplendenti di regalità
come regale l’estro fu quando il confronto delle stregonerie gli bagnò il volto
ché volto su volto s’affacciava avvolto nel peplo da sciamano in bifrontale assetto

si cominciò quel giorno rileggendo rughe sulla pelle degli anni quasi a caso
caso mai non fosse ripercorsa ora e leccata la ferita dell’avventura nell’antro di sibilla
sibilla di troppo acume al gioco e scarsa scienza della burocrazia che muove pedoni al sacrificio
ché sacrifici riscoprono il silenzio di quei lamentevoli cani che annusavano il vento

si cominciò proprio scambiandoci due dadi all’osteria del tempo perso
dove perso fu il libro e quindi ritrovato chi lo scrisse rannicchiato nel porto delle nebbie
quando nebbie e nebbie negarono l’affermazione di tanti testimoni giunti al traguardo
tanto che traguardando non fu più necessario trattar di bussola e sestante per dirimere conflitti

si cominciò sul bordo di un dirupo verso valle con un tramonto rosso di vergogna
come vergogne portammo in esergo con clamorosi rovesciamenti di pietanze
su pietanze apparecchiate con arcimboldesco impianto su fragili teatri di cornici
ché lo straniamento strappò la maschera del principe e celò scommesse in machiavello

fu che si cominciò in duello e si finì danzando per solchi di spirali a settantotto giri
girando per vicoli di mafie e degradanti ostelli fino al gran sasso scartando l’asso senza esitazione
l’esito incerto fu del postiglione che bieco in volto non volle ripartire
ché rimettendo in moto le capre ed i cavalli si rimise al passo gridando satanasso

si cominciò con empatia stringendoci la mano testimoni vocazioni strampalate e date
date a palate poi le briciole agli uccelli su marciapiedi asfalti specchi e ruvide scacchiere
le scacchiere per ricominciar di volta in volta a ricantare imprese in controvento
ché il vanto di fatica è grande quando sospingi a margine il groppo mesto dell’insoddisfazione

si cominciò aspirando boccate di vapori e pronunciando in pubblico aliti d’aglio
pubblicando boutade e ricucendo progetti dissennati per utopie improbabili ma cardini di senso
quel senso al quale non si può sfuggire nemmeno dietro trincee di stramberie sognate
ché sogna tanto deforme ormai l’orma del trespolo che zoppica spettrale alle correnti

si cominciò giuà tu che ne dici e si spezzarono voci come vetri ghiacci contro le fughe
in fuga galoppando criniera di parole al vento in cerca di rifiuti secchi scarsi compiacimenti
le menti a rischio con tutta la speranza di ritrovarsi ai piedi messaggi segregati in fragili bottiglie
ché la butteglia alla battigia rotola sulla sua forma ancora rimescolando formule antiche

si cominciò con emblematici graffiti e pochi uccelli di palude in cerca di rapporti anomali
quando l’anomalia del colibrì si cela nella velocità dell’ala che volatilizza ostacoli correnti
correndo per scommesse totali contro totalitari intrighi in danno di consolatorie muse
ché riconsolando decorticano i fauni nei meriggi in transito dell’improbabile assoluto

si cominciò giocando su cambi di vocali e sciarade annoiate per ambizione di trasformazione
per formazione mentale e puro afflato per mera inevitabile mania d’identificazione
azione del dire senza riserve nel labirinto della contraddizione dove da sempre si distillano veleni
mentre il degrado stilla la sua carie in fatti oggetti comportamenti gesti che consumano il testo

si cominciò con regolo e compasso passo per passo a riconfigurare nodi da pons a capasso
scartando l’asso del volo delle cru di costa in costa tentando in altri termini di rilevare geografie distorte
d’un’itaglia in pezzi riconoscendone sasso per sasso lacerazioni e suture nelle murature
ché reclamavano un condono edilizio di rovine fumanti e libertà precarie

si cominciò badando ai cani e ai gatti che rincorrevano palle a zero punti e furono viaggi
aggi guadagnati sul naufragio di politiche d’accatto consolidate sulla tradizione dell’arroganza
avanza invece lo spettro digrignante di morti malcelate e salmodianti apocalissi
ché i luoghi assolutizzano le storie e neh giuà ma adriano che fa

si cominciò col dire che tra il dire e il fare c’è di mezzo il mare e l’urgenza d’una poesia che sia
sia prassi che follia di marca corporale e testimonianza d’un vissuto teorico metaletterario
letteralmente visto a cavallo di ideologie in naufragio asfissiate dai sistemi produttivi
atteso che l’odore del silenzio si fa dolore ed anche cuore maledetta troia

si cominciò dal sillabario e finì con le verifiche affatto incerte delle situazioni in pratiche di affetti
strafatti di linguaggi in conflitto profilando schieramenti e ritagliando solitudini finendo
per trapiantare chicas in terreni fertili come per umide vagine in un ventaglio di gambe aperte
in parte solari in parte oscure come i pensieri ieri neri in attesa di improvvisi funerali

così nel giugno del duemilaesei

 

Giovanni Fontana
QUATTRO CANZONI DI ANGELA


1
reato di distanza [in sospensione
per noi [travolti nelle ipotesi

notizie di avventure [oscure
le nostre
votate al naufragio della tenerezza

dimmi [fino a quando?

e dimmi fino a quando mi dirai
dell´insuccesso dell’incantamento freddo di orme consonanti
le nostre
perdute contro la menzogna della banalità
piegata alle trasformazioni che spalancano visioni nell’assurdità

dimmi [com’è?

2
brandelli di cuore
vorresti dire stupore e malumore
per i nostri silenzi irrisolti
prigioni di passi [so
di mostri di eventi [come non mai
disordini strappati alla lentezza esasperata dei minuti
nella rapidità insensata delle ore corrotte dall’interesse dell’inganno
ruggine e muschi sotto i nostri piedi [sai
e limi viscosi
stille lugubri di mucillagini
nello stile indispensabile dei desideri [sorpresi nell’aria bassa [incongrui
nella precarietà politica e privata di visioni e divisioni di ruoli [tu cerchi me
in controversia impudica per un amore sottratto ai nostri ispidi conflitti [io te
: le beffe e gli sberleffi del caso non giocano a favore

3
indipendenza o unità infeconda senza l’eufonia della dolcezza
caro mio
grandi maestri e discepoli insolenti bruciano le nostre aspirazioni minime
contro di loro [senza di loro [noi
in teoremi sbarrati dai sospetti [noi
e comunque privi di effetti sulla realtà dei nostri sensi tesi

indispensabili sono ora le nebbie
vi galleggiamo dentro
sognando di  trattenere nel nero perdente delle variabili ipotetiche
la certezza dell’eccellenza delle nostre dita sulla pelle

4
ho aperto la finestra su questa nebbia per ascoltare la stanchezza delle cose
in un patto di complice amarezza improvvisamente mute
sembra che tutto sia in ordine stanotte
anche le idee imperfette
oltre ogni possibile interpretazione di risvegli metaforici

la nebbia è entrata

anime umide molecole di conturbati aliti confondono il respiro
e ci fondono sotto un’inquieta cappa di vapori

i nostri volti
trasparenti di ansie [vanno a perdersi sull’argine mentale delle nostre fragili presenze

intuiscono il buio i miei fruscii
paralleli alle correnti
che ci cancellano i corpi

qui non c’è vento
sento che s’assottigliano le ombre al bisbiglïo lieve dei gesti
i nostri passi muti [accidentali allegorie dell’esistenza [simulano riprese di speranza

stiamo dissipando energie del senso contro il caso
mutevoli le nostre mani che ignorano passaggi di carezze
in attesa di che [di chi
nell’assenza di noi stessi perfino
che nelle spirali della mente finiamo per assomigliarci e per perderci negli sguardi a specchio

sui vetri della notte

febbraio 2011

 

 

Giovanni Fontana

ZEROGLIFICI
per adriano spatola

errante ritmico
di osservazioni di spazi e di inclusioni
isole in defrag
ecco
alla deriva d’un foglio che non si piega più
accadono tattilmente le paginediscena
per gli-oggetti-del-caso in misteri di tagli
tanto aggettanti sui tempi stabiliti
(ma con fuochi cangianti)
che si protrae oltre il ciglio la convenzione della carta
così che gioca rarefatti scambi di presenze-assenze
ecco allora la verifica espansa
sospinta tutta nella partitura e sostenuta
ecco
che fragilmente assevera l’incanto
è la vertigine del suono che si contrae in architetture quando l’occhio ascolta
convergenze di mostri e di contraddizioni in falso armonico
dove riassettano le idee
in pervadenti attese
che penetrano
protraggono
che dilatano ecco
che si moltiplicano oltre i layer d’una pagina essente che non trova corpo
ché esserci e non esserci è come smisurarsi
attraverso gli addensamenti del non essere
in frammenti esplosi che si perdono, raccolgono, che aprono
in andirivieni di gesti-evento
che trascinano concreti accadimenti e che urgono di accertamenti ancora
e accorgimenti diversi
e chiudono
ché la visione è visione di sé
e qui l’ascolto è mentale
ché tale e quale è lo spessore del silenzio
quando si espande negli interstizi di orditi sincopati
ecco corpi lacerati nella prevaricazione
uno strappo sconveniente
un’agonia di superfici
ecco traguardi abissali finalmente
come in quei percorsi di deframmentazione
che si diceva in testa
un ciclo di molecole in tensione
di molecole in pressione
conferma regole fosfenestetiche
ecco che sensuale muove
la linguabiforcuta dei prodigi
eccoli simultanei
ecco

Dublino, agosto 2008

 


DISFUNZIONALE
per Mario Lunetta

disinvoltamente a volte ma più spesso come scolte attente al flusso delle contraddizioni
le parole mario marcano le gole dell’inferno delle semplificazioni
quelle che incollano sul medesimo plafond strafottuto dei giochi di mercato
numeri d’esistenze codificate in strisce magnetiche tipo social card 
ma di dettagli burocratici muoiono grumi tassonomici di disperazioni in salsa 

ricuciono allora le parole mario oggetti trasfigurati nelle lucidità dell’invettiva
quando minacciose le figure specchiate nell’ingannevole tragitto di particule virali
sfidano tragiche sicurezze di silenzi su bordi di cosmici sobborghi da orrore di qualificazione
inchiodati con determinazione nei tuoi versi mario ricercati squassando inganni a sistema
ché sulle trame scoperte schizza sarcasmo contro lo spettacolo diffuso dei balordi

da profezie di benessere a consumo si guardano scaltre le parole mario
quando lo sfruttamento affonda si sa i burchielli stracarichi di cenci
che traghettano fuori tempo profili menci d’afflizione
il peso ricatta e ingobba le dorsali e corruga fronti e smoscia genitali
contro modelli di vita in chromacolor tirati in plastiche e dentiere ipermiliardarie

quando fardelli vibranti e spasmodìe generali di tubi intestinali
snervano derelitti è tuo il coraggio della lingua prensile
che ricaccia per turbini civili di parole mario arie corrotte e batte e sfotte di testa a smacco
e sbatte tratta la testa a scacco mario eretta nella posizione detta a regola d’arte
ma con lunatica cadenza gestuale e serena coerenza nella contraddanza dello sfottò

lo sguardo mobile sulla voce dei padroni a scontro su balordi e gaglioffi senza sconto
la muscolatura del verso mostrata per determinazione in contrattacco a punto unta di forza
lo scheletro mai fiacco il vaglio del sabotatore a sconcerto che squarcia le gabbie degli esposti
se i nomi degli errori increspano le carte a caccia di pregnanze su lingue mario avanzi
ché dissonanza sospende luoghi di balocchi usando radiografie di sensi di senso in senso

se discordanza scompagina stereometrie ingannevoli per scialo di cervella in sella a cuori aperti
mai sfide rimescolanti strami differenziati ma straniante cinismo di parole mario
ché i simulacri di filosofie che si dicono assolte strizzano sfinteri in corolle di gelsomino
trafitte le visuali della storia contro l’anestesia in degrado di anamorfiche bugie
ben aguzzate da sguardo catafratto a schifo delle dignità che mollano

intuite le frontiere sghembe in un sol ghigno assestato a dovere
contro rabberciate onnipotenze in grazia di esorcismi mario le parole
nel disfacimento di questioni aperte a scartamenti ridotti e a meraviglie fittizie
di questo mondo mario strafottuto di globalità anabolizzanti e di verbi falsi
dove battaglie di veleni in misure mitoplastiche per stremate mani ammorbano

spinte a discarica da disastri elementari sagome vuote saggiano sarchiature del sarcasmo 
le merci per indecorosi sbandi di arroganti ciechi invadono campi neutrali financo
intasano le macchine delle ragioni preconfezionate di balordaggini in messaggi telematici
e scansano macule a pelle e sollevano a sfondo attese da mercato spettacolante
fortuna che si muove la lingua mario la tua la lingua che s’oppone all’egemonia dell’idiozia

 

 

PAS  À  PAS
à Julien Blaine

pas à pas … misura il percorso attentamente / e conta i passi scrupolosamente / il veut changer les données du jeu / ecco / l’esuberanza inquieta del temperamento / istinto / essenza / maschera / camuffamento / fuori dai modelli / pronta a smontare storie / a riscrivere memorie / parce qu’il est temps de changer ce jeu / voilà / ora s’accende lo spirito del gesto / forma e sostanza del travestimento 


pas à pas … le droit du joueur / je crois / si sa / ingrana il gioco delle identità / pour battre à nouveaux les cartes / vedi / voilà / il a tous les atouts en main / tu sais / il aime brouiller les pistes / insaisissable / in programmi di poesia processo / parole-specchio / di idee di cromosuoni / il a décidé de réécrire l'histoire / le cœur sur table / les piques à l’horizon / misura il percorso attentamente / e conta i passi scrupolosamente


pas à pas … parole-pietra / per suoni-condizione / azione / esercizi / trame / manovre / movimenti / tragitti estenuanti / senti là / pas à pas … / il souffle / si sa / dove il poeta è androgino la dame de cœur a toujours deux sexes / et lui / le poète / il a sa chance / dans le labyrinthe de signes / alors ? / brouillons les cartes / e ricominciamo il gioco ?


pas à pas … / misura il percorso attentamente / e conta i passi scrupolosamente / qui il poeta ha cento e mille occhi / et beaucoup d'âmes tutte sul tappeto / anges et sorciers / rois / dames / valets / rois / dames / valets / rois / dames / valets / si sa / on peut changer de couleur et mélanger les mots / changer de couleur et mélanger les mots / changer les mots et mélanger les ombres des mots et des couleur / pour jouer son plus gros atout à la dernière minute  


pas à pas … occasioni fortuite in contaminazioni permanenti e perpetui movimenti / il commence par l’as de cœur / il souffle / e glissa sul compromesso / il souffle-souffle / il souffle / e glissa sul compromesso / il souffle-souffle / le pouls est fort / le pouls est régulier / vedi / c’est le cœur qui gagne / pour en finir avec l’as de trèfle / ché il poeta impone le sue scansioni / sempre / les pieds / lourds / les mains / fortes / il a plus d’un tour dans son sac / toujours 


pas à pas … / voilà / è corpo catalizzante / funzione determinante / en ligne / il élève un mât de cocagne / il gagne et il fait l’histoire du regard / les yeux étincelants / si sa / mente attiva per coscienza creativa / il marche / il marche / e misura il percorso attentamente / il marche / e conta i passi scrupolosamente / de l’est à l’ouest / corpo catalizzante / sguardo deviante / il s’avance / du nord au sud / le poète / la lingua penetrante 


pas à pas… misura il percorso attentamente / e conta i passi scrupolosamente / e mostri impronunciabili s’affacciano perplessi su quel tragitto flesso / ritorto / che invoca double esprit / senza angosce né ambasce / finché voilà / il se rapproche / en chair et en os / c’est lui / ecco / Jules Van est à venir / voleur / menteur / un artiste saboteur / lucide / che indispettisce / accende / sottende agguati / in trucchi scenici abbaruffati 


pas à pas / misura il percorso attentamente / e conta i passi scrupolosamente / mais avec un brusque virage / c’è Tahar Ben Kempta / eccolo qua / le traducteur de poèmes persans / si sa / c’est son instinct infatigable de chercheur che danza in piroette con tre civette impegnando tutte le memorie del corpo fluttuante 


pas à pas … misura il percorso attentamente / e conta i passi scrupolosamente / plus loin / en bas / où l’ombre du poète a oublié son nom / eccolo / le grand trou noir / as-tu vu ? / on a retrouvé l’âne disparu / qui croyait de se perdre dans les cris du vent / rimane un zigzagare nel mare dei progetti / ed entrare è uscire / agitare è aprire / cercare è costruire / smontare è disegnare / soffiare / è urlare sulle pietre / entrare / uscire / agitare / aprire / cercare / è costruire / smontare / disegnare e dire-dire / e poi ridire è dimenticare / è prendere o lasciare / nel brodo caldo di quel mare / dove il polpo è sacrificato sull’altare della bouillabaisse che per te è aberrante e criminale 


pas à pas … misura il percorso attentamente / e conta i passi scrupolosamente / già / Etienne Bienarmé / c’est lui / ecco / lo riconosco / non porta guanti / il arrive maintenant / l’esperto di linguaggi digitali / accidentali / c’est-à-dire qui lit des pouces / man mano che marcano il bianco della pagina / misura il percorso attentamente / conta pollici scrupolosamente


pas à pas … sì / misura il percorso saggiamente / e conta i passi responsabilmente / senti? / on annonce dans un coup Louis Desravines / qui viens pour lire des rimes et des histoires fantastiques / entre-temps Alias Viart met en exergue des fragments de vie / ravie / par des vocifération / en désordre / dans l’espace vide / che attende sospiri e ansiti / finché John-Jonathan Handgee insegua le sue tracce / infiorettando indizi 


pas à pas … / misura il percorso attentamente / intanto / les oreilles d´âne spiccano controluce / e vibrano / nell’essenza del dubbio / è la festa dei folli che esalta la saggezza dei diversi / olé / tu lui e me / qui gli asini son tre / asino te / asino lui / asino me / asino per cui si nega e mai si afferma / quello che gira in tondo / l’asino pullo fugace ed errabondo / l’asino che sempre dubita / che non ascolta o che non svolta al bivio / che se ne sta ben fitto fra le vie / asino che vanta i suoi princìpi / senza mai dimostrazioni


pas à pas … ecco il raglio / se ne sente l’eco / è l’acciottolamento sbieco di un passo irregolare / che poi riprende zolla dietro zolla / battente e armonico / de pierre en pierre / e misura il percorso attentamente / contando i passi scrupolosamente / finché il poeta ascolta / sull’orma capovolta / «homme de terre / homme de mer / homme de deux moulins!»


pas à pas … de pierre en pierre / misura il percorso attentamente / e conta i passi scrupolosamente / «homme de la terre !» / Fedor Ziamsky / en avait marre de dessiner des ânes / homme de la mer / il détestait la guerre et son violent tran-tran / quand il est mort / il avait dix-huit ans


pas à pas … misura il percorso attentamente / e conta i passi scrupolosamente / senti? / on voit Jlô Pazasé de Manapany / zoreil / français de métropole ou en tout cas étranger en créole / il était en garnison à La Réunion / en plein vent / homme de la mer / il aimait le sexe et détestait la guerre aussi 


pas à pas … quelqu’un joue sur le changement de sexe / et devient alors Constance Aquaviva / molta misura / timbro affettato / ma non conta passi scrupolosamente / vola / dedita a lallazioni / glossolalie in nuvole di vento / madame ha una rubrica per cuori solitari / scrive préfaces per giovani poetrici 


pas à pas… ora / è il cancan / Ludmila Marzan misura di nuovo il percorso attentamente / ma conta i passi allegramente / séduisante traductrice de poètes russes / e c’è un Jolly Joker anche / laggiù / che rincorre femelles sans face / bianche e vermiglie / o intriga burocrati sfuggenti / également / il y a quelqu’un qui vient de disparaître au long de chemins neufs


pas à pas… les mots / pas à pas les sons / pas à pas couleurs et actions / pas à pas … /  sembra che misuri il percorso attentamente / che conti i passi scrupolosamente / che avanzi nelle deflagrazioni / che segnano la mente / entrare / uscire / da pagine e da spazi / in temerari lazzi / le flux poétique tutto strombazzi e scazzi / de Zorro Zéro / à Marseille / démissionnaire de la politique / styptique / ou d’Albert de l’Albret / très jeune écrivain / souterrain / ou de Julien Brand ou Balaine / per errore di battitura d’un traduttore cinese / a Vattelappesca


pas à pas … / de pierre en pierre / c’est le poème de la géographie / géographie du poème / la topographie de l’écriture / dove si misura il percorso attentamente / e si contano passi scrupolosamente / architetture di percorso / sì / la lingua d’accademia coi suoi sgorbi propone di tagliare in modo opposto / allora è lo sconforto / ma qui / ecco / un respiro invertito e un grido tutto in campo / supermobile /  violento / in piena ecolalia / baffa di vento / sbuffata / raffica a tutto spiano / buffa e ribuffa da mille bocche / dai mille occhi / dalle mille facce / dalle infinite tracce


pas à pas … le poète coupe / recoupe et déplace / sur l’aile des cris / misura il percorso saggiamente / e conta i passi responsabilmente / c’est le chaman / è la saggezza dell’hibou / a tu per tu con la poesia segnata direttamente sulle terminazioni nervose / che sale dai bronchi / filtra negli alveoli / fibrilla in interstizi / si ritorce al ventre / si gonfia nei coglioni / radicata agli arti / schiocca nelle dita e stride nelle nocche / cigola al ginocchio / scrocchia al piede /e scocca la sua flèche / ineluttabilmente


pas à pas … / c’est la poétique de l’attrait du hasard et de ses jeux / c’est la poétique de la magie du tracé qui se perd et de l’éloge de l’ombre / c’est la poétique de l’esprit du geste / écoutes / c’est le martèlement des pas nomades / lui misura il percorso saggiamente / e conta i passi responsabilmente / il marche / il marche / c’est régulier ? / il reste un écho comme trace du geste / qui se charge / donc / anarchiste en équilibre / des valeurs organiques / libres / palpitantes ou spasmodiques / parfois lyriques 


pas à pas … / tout est ordonné patiemment / e lui misura il percorso saggiamente / e conta i passi responsabilmente / à partir des oscillations / engendrées par l’activation des rélations dedans-dehors / c’est-à-dire qu’il se manifeste comme le moment dialectique entre le sujet et l’objet / imagination et réalité / entre la pensée et l’action / entre public et privé / local-mondial / entre le détail et le tout / entre le projet et sa réalisation


pas à pas … les dynamiques internes et externes / les interactions dirigées du barycentre à la périphérie comportent l’exigence de l’exploration incessante / tu conta i passi responsabilmente e misura il percorso saggiamente intanto / l’activité / dans sa réitération / finit par coïncider avec la transgression


pas à pas … / misurare il percorso saggiamente / e contare i passi responsabilmente si è detto / e allora explorer / surmonter les frontières barrées / les passages interdits / franchir ces limites  infranchissables / di scrittura in scrittura / di cultura in cultura 


pas à pas … / ti sembra che misuri il percorso attentamente / che conti i passi scrupolosamente ? / tantôt Aithon de Crête / expert en travestissements / tantôt / Géranonymo / et ses masques d’argile / ou Turoldus / Baldus / Ariel / Ulysse /  Pantagruel / ou tantôt Épérite d´Alybas / naufrago / cospiratore / nudo alla meta / et ensuite Ju / JuJu / Ju / JuJu / Ju / JuJu / Ju / JuJu / Ju et JuJuJu / Julô / Ju et JuJuJu / Julô / alias Jules / Julô / on dit Julien enfin 


et pas à pas … voilà / Christian Poitevin / inafferrabile / alias Julien Blaine / irraggiungibile / c’est lui le poète aux mille âmes / qui parle aux éléphants / il marche / il marche / il marche / ti sembra che misuri il percorso attentamente / che conti i passi scrupolosamente ?


sì / pas à pas … misura il percorso attentamente / conta i passi scrupolosamente / ma poi improvvisamente / ecco la chute / j’appris hier qu’il a pris de se jeter du haut des marches de la gare Saint-Charles / Blaine est le cris / le corps catalysant / il colpo gobbo / segno di mutamento / un volo di rigenerazione / fermento / ces cris / qui prennent le ton du défi / d’un coup / en chair et en os / il marche / par affirmation de la démesure et de la transgression / déclaration d’engagement / le rythme à grands pas / encore un cri / le rythme à grands pas / encore un cri / le rythme à grands pas / encore un cri / la chaleur / un acte d’amour / il marche 


marcheur ! / mais d´où viens-tu ?

 

DISCRASIE

Giovanni Fontana, DISCRASIE, sessioni metacritiche, con un testo di Marcello Carlino, Collana Entroterra, Novecento Libri, 2018.

 

 

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INTERMEDIALITÀ

di Marcello Carlino

Se si concorda con le teorie di Benjamin sopra la tecnica, che non va demonizzata, ma assunta in positivo, per giusta tendenza, come strumento necessario, ed anzi chiave di volta, per usi alternativi, né culturalmente gregari né ideologicamente arresi all’esistente, e per architetture diversamente funzionali di quel che si può definire, con lui, apparato di produzione delle arti; se si accetta del grande filosofo dei Passages questa utopia in progetto – e non vediamo come si possa ricusarla dovendosi resistere attivamente alla stretta alienante di una civiltà globalizzata che si, e ci, appiattisce su di una sola dimensione, quella del consumo – allora l’intermedialità è una risorsa straordinaria e segna una via di grande interesse, forse la via migliore verso un futuro che l’utopia ci consiglia di non smettere di pensare migliore.

L’incontro tra i linguaggi, per la mediazione e sotto gli auspici della tecnica, così che la loro vitalità ne risulti accresciuta e arricchita la loro capacità di conoscenza: è questa la prassi che porta a identificarne proprietà, articolazioni e fattori e determina i presupposti perché si adoperi e non si subisca invece, finendone usati ed espropriati, la lingua della comunicazione: è questo il modo per difendersi dalla sedazione continua a cui la apparente plurilinguisticità dei testi massmediologici ci sottopone: ed è l’uscita verso il campo libero della parole come atto che mette il sigillo di una identità ritrovata e professata sopra l’impianto della langue e la dialettizza, riavviando lo scambio serrato tra il particolare e il generale, l’individuale e il condiviso, il codificato e il non ancora statuito, l’espressione e la convenzione: ed è configurazione di giusta tendenza (e per converso di giusta qualità) oggi che il convenuto pare inamovibile e il codificato coercitivo e omologante, mentre il condiviso e il generale vengono modellati con proditoria mistificazione sugli pseudo-valori sanciti dai sondaggi e sui principi fondamentali (su di una costituzione per uomini ad una dimensione: un articolato di leggi ad personam e di interessi privati) di una società di massa.

Eccola l’intermedialità, appunto, di cui un precedente e un ganglio teorico è il montaggio, caro a tutte le più grandi avanguardie (e intendiamo il montaggio nell’accezione sinestetica in cui lo rilegge Ejzenštejn): non l’allineamento o la contaminazione di taglio postmoderno, non il concorso a gerarchia prestabilita e a graduatoria chiusa, non la turnazione economica e strumentale dei linguaggi così che uno prevalga e gli altri gli facciano corona, non una sintassi preordinata con significati prescritti a corredo, l’intermedialità è più della (è altro dalla) multimedialità (multimediale si è soliti definire la comunicazione nell’odierno clonato e ottenebrante villaggio globale), è convegno sinestetico in cui flussi plurilinguistici e plurisemiotici circolano scambiandosi valenze e proprietà, è fittissima interlocuzione di codici e di forme espressive, è per ciò uso della tecnica non nel verso di una semplificazione del testo e di una rastremazione del messaggio, ma nel verso di una complicazione, di un rinforzo polisenso, di una protesi mobilizzante e di una amplificazione della performatività delle scritture, di un coadiuvante della espressività e della gestualità e dunque della concretezza materiale, “organica” dell’evento artistico restituito come “corpo” pulsante e vitale. Una tecnica “stornata” contro la tecnica a disposizione di una società dei simulacri e del consumo: di una tale riconversione la pratica intermediale è attrice protagonista e garante, in virtù di un riconoscimento dell’energia e del gradiente utopici racchiudibili nell’arte e da essa sprigionabili e in nome del suo valore collettivo e pubblico, specificamente politico.

Giovanni Fontana è un poliartista intermediale; in ciascuna delle esperienze che egli ha condotto, l’intermedialità è la dominante. È il filo rosso che le attraversa tutte: le performances di voci in movimento come le installazioni e le ideazioni e messinscene di pièces teatrali, le tavole di poesia visiva come i libri d’artista, la poesia sonora alla stessa stregua della poesia lineare. In tutte la tecnica è il presupposto: dalla tecnica artigianale della rielaborazione dei materiali poveri (con esiti di arte concreta) che veicola il significato di una manipolabilità e di una possibilità di riuso, di una riproducibilità come ipotesi di una esteticità diffusa, alla tecnica dei server sonori che sfibra e decostruisce e riverbera e raddoppia suoni e voci.

Siamo così giunti al primo punto. L’intermedialità di Fontana suppone, in premessa, la tessitura di un rapporto biunivoco di spazio e di tempo nella rappresentazione-evento, che – né soltanto l’una né soltanto l’altro – è congiuntamente evento e rappresentazione. […] E se il testo tende ad una compiutezza linearmente definita, […] già nelle prime prove di abrasione lettristica del rigo-sequenza si ha il rimando al motivo-spartito che richiama tanto una sonorità virtuale, o una vocalità mentale, quanto la prassi incipitaria del pre-testo, che richiede un prolungamento e una proiezione dallo spazio nel tempo dell’esecuzione e della variazione possibile. E viceversa il tempo del suono, come in tutta la musica d’avanguardia, nelle sue video-opere ha bisogno di progettarsi in relazione ad uno spazio e di localizzarsi come urbanisticamente.

E poi si tratta davvero, in Fontana, d’una funzione invariante: non v’è suo testo, e dunque testo intermediale o di intermedialità poliartistica, che si sottragga ad una relazione intertestuale e che non sviluppi una sequenzialità macrotestuale: e cioè il reimpiego e la citazione (le sperimentazioni di scrittura sinestetica hanno sempre una diatesi intertestuale e costituiscono prova della intertestualità di base ad ogni operazione artistica, che i teorici hanno ormai assodato), nel lavoro di accostamento e di ritessitura e di sviluppo proiettivo verso il nuovo (nel lavoro di decontestualizzazione e di ricontestualizzazione) che Fontana pone in essere, si sistemano su di un asse diacronico che pretende la misura più ampia e il tempo di previsione del macrotesto. Il “qui ed ora” dell’evento si rassoda nell’impegno di un testo che più consiste, che più si “ferma” nello spazio (che ha una “consistenza” maggiore o una minore occasionalità o volatilità) e che, contemporaneamente, evoca e indica una più ampia durata, una più lunga e diramata disponibilità e articolabilità nel tempo.

Insomma le opere di Fontana, comprese le sue performances, si dispongono nel cuneo tra piano sincronico e piano diacronico, o spazio e tempo; tra le ascisse e le ordinate del frammento e dell’intero, del puntuale e dell’esteso, dell’evenienza episodica e del racconto, della particolarità occasionale e dell’architettato, dell’improvvisazione e della progettazione.

Eccoci giunti, così, ad un secondo punto di grande rilievo. Le scritture e le tavole e gli eventi performativi di Fontana non si configurano mai, come invece per altri accade e come accade paradossalmente nella società mediatica odierna (dove l’apparente pervietà concessa all’informazione nel villaggio globale funziona, alle corte, come cancellazione e disdetta di una vera informazione), quali notifiche di paradossali e per la verità improbabili liberazioni dai significati, con promozione congiunta (con una conseguente valorizzazione metafisica) dei significanti puri. Implicano, al contrario, itinerari di semantizzazione rinnovata: attraverso la protusione spazio-temporale del corpo (dicevamo “corporei”, “materiali”, occupati dal corpo e coincidenti col corpo i testi performativi e no di Fontana: che contravvengono, perciò semanticamente alternativi, alla “scorporata” e virtuale società dei simulacri nostra contemporanea) e attraverso la sequenzialità progettata e architettonicamente disposta delle escussioni plurilinguistiche (e ciò vale sia quando si prende a tema di riesame critico la patinata civiltà dei consumi; o quando si erotizza per decostruzione e ricomposizione un immaginario de-erotizzato; o quando si batte insistentemente sulla qualità ideologica del fare; o quando si passa a contropelo il mondo politico-economico e la logica del dominio che stiamo subendo e li si prestano e li si offrono – nel pre-testo, intanto, con la sue promesse contenute in accentuate escursioni tipografiche e in filiere di reiterazioni – alla voce che evidenzia e demistifica e si torce profilando lo spazio dell’alterità). In una risemantizzazione e in una semantizzazione antagonista stanno l’essenza e la necessità e l’utilità (e la prospezione di una via futura progettata in utopia) dell’intermedialità. Alla quale Fontana impronta l’intera sua produzione poliartistica.

 

PENULTIME BATTUTE / 2017

Giovanni Fontana, Penultime battute, Collana CentodAutore a cura di Rossana Bucci e Oronzo Liuzzi, Eureka Edizioni, Corato, 2017.

Giovanni Fontana - Penultime battute

 

PER QUESTI VERSI

Francesco Muzzioli

Sapendo bene quanto sia parziale l’interpretazione della scrittura di un testo destinato all’esecuzione orale e alla collaborazione con la musica, tuttavia non ritengo inutile una lettura provvisoria dei versi di Gianni Fontana per come essi risultano stampati su carta. Anche perché l’autore, pur non abbandonando affatto il campo in cui eccelle della voce in movimento (per usare il titolo di un suo libro complessivo), si è applicato con ottimi risultati anche alla sperimentazione “lineare”, calibrando anche in quella l’energia combattiva e sorprendente propria della performance sonora. Il testo che qui si presenta, infatti, nella scansione frammentaria di una serie di sezioni-pagine numerate che potremmo forse a buon diritto nominare “quadri”, contiene uno sviluppo poematico che lo spinge verso una catabasi incentivante volta, come vedremo, verso le estreme conseguenze, segno che l’esperimento, nel mentre tende a riformulare felicemente la materia della significazione, tuttavia ne contempla le difficoltà e i limiti, se non si vedono nello stesso tempo le infelicità sociali che il linguaggio comune non riesce a estrinsecare.

Per intanto, partendo proprio da quei rilievi specifici della scrittura su carta, noterei che “questi versi”, senza uscire dal campo della poesia, anzi radicandosi in esso, hanno qualcosa del dispositivo e proprio nel senso di basarsi sulla disposizione, l’occupazione dello spazio della pagina: alternando la giustificazione a sinistra con quella a destra, scalando spesso i versi, mentre l’uso costruttivo del materiale verbale viene sottolineato tramite l’isolamento della punteggiatura e l’assenza di maiuscole, in aperta violazione della norma grammaticale che vincola il senso comune.

Altri procedimenti provenienti dalla tradizione delle avanguardie sono gli interventi sul corpo della parola, le parole composte o le parole spezzate. Al primo gruppo appartengono casi come quello della sezione iniziale «nel fondavanzo disperante / del giornocane-strettotralegambe», nonché vari altri che vedremo più avanti in quanto significativi per le indicazioni del significato polivalente. E poi omofonie, come «rovelli / riverberanti», paronomasie, «ribatte e sbatte», «tremito di tregua», e molti altri episodi linguistici che il lettore ritroverà quasi ad apertura di pagina. E troverà persino, nella sezione 8, una sorta di filastrocca o sciarada che da “contratto” arriva a “contro tatto”.

Insomma, da un pioniere della poesia sonora non potremmo aspettarci niente di meno di una tessitura di significanti che, come si usa dire, “si tiene” tanto da non poter levargli un pezzo senza perdere il tutto. Ma è importante notare che più si avanza nel percorso e più prende piede il procedimento inverso alla somma, quello della spezzatura: la parola si suddivide e talvolta addirittura in tre parti (così: «in / con / sistenti»; «in / form / azioni», casi che denotano la tendenza alla scissione in pezzi malgrado tutto ancora significanti). Per arrivare allo smozzicarsi della sezione 12 e al disseminarsi sulla pagina della sezione 23, in relazione allo stringersi, come vedremo fra poco, della “discesa agli inferi” del presente.

Che poi in questo vorticare “plastico” e manipolatorio si trovino anche brandelli della tradizione, non è strano, in un momento in cui la tradizione stessa ha perso qualsiasi normatività istituzionale e peso di autorità che dir si voglia ed è di conseguenza emarginata quanto l’avanguardia. E dunque nel montaggio può capitare qualche presenza dell’endecasillabo, vedi la sezione 4, dove però più che lirico l’endecasillabo prende un valore epico-incalzante; oppure la ricomparsa, tra le forme di omofonia, della rima: va specificato però quanto il fenomeno assuma, invece di un gioioso ritrovato, l’aspetto di una ripetizione peggiorativa, ad esempio: «rarefazioni in vomito demenze / per belle trame arrese le violenze / come per tregue atipiche giacenze». In generale, potremmo dire che in “questi versi” il ritmo è tutto: sostenuto, molto più che dalla misura metrica, dalle riprese e dai rilanci anaforici. Il più importante dei quali è proprio il «per questi versi» che dà il la, identico o con variazioni a molte delle sezioni del componimento. Un’espressione adatta a uno scritto dedicatorio – e per questo l’ho adottata nel titolo di questa stessa introduzione – che invece Fontana inserisce e sfrutta con studiata ambiguità: infatti «per questi versi» appare riferirsi metalinguisticamente al testo stesso e però anche potrebbe indicare i modi di accadere (per un verso o per l’altro) della situazione attuale che emerge in filigrana al di sotto della tessitura verbale.

Già, perché a prima vista i versi di Fontana non sono rapportabili a una rappresentazione, né della realtà immediata né del sentimento o stato emotivo dell’autore. La loro costruzione abnorme potrebbe forse essere messa sul conto di un onirismo surreale («nel sonnaffannosonno», vi si legge). Comunque, l’io è abolito in favore di una “impersonalità gestuale” e semmai sopravvive il tu di un destinatario chiamato a interagire o piuttosto, meglio, fin dall’inizio un noi, un soggetto collettivo che però non manda segni di trionfale unità comunitaria, ma denuncia uno stato in cattive acque, inerme e non reattivo: «noi a stramazzi / denudati a sorpresa / e vulnerati».

Perché il quadro è quello di un’alienazione avanzata. Se nel precedente memorabile Questioni di scarti, Fontana aveva affondato una sensibilissima sonda nel magma dei rifiuti che assediano la cosiddetta civiltà, in questo caso sembra rivolgere una analoga attenzione al fenomeno, passando però dall’oggetto al soggetto, cioè andando a verificare il degrado nella mente degli individui («nella centrifuga mentale / lo scarto», si legge nella sezione 5). Ecco allora venire a galla tutta una serie di dispositivi e interazioni, di dinamiche rivolte a sollecitare risposte (consumistiche) e insieme all’obnubilamento: «falsi movimenti… senza coscienza alcuna» (sezione 3); «le psicodinamiche corrotte della coscienza spuria / della decenza al limite» (sezione 5). Ovviamente si passa attraverso l’influsso perverso del sistema mediatico e della sua trasmissione inculturale («parole in conto inganno» e «sistemi di gabole suadenti»; «al chiassomercato del plutinfosistema»), per arrivare a portare la polemica nei gangli profondi che sono quelli del biopotere. Si legge nella sezione 16: «sul botrovescio della catalizzazione neuroglobale», dove “botrovescio” potrebbe essere il composto di “botro” (fossato: il basso in cui si viene “rovesciati”) ma anche “bot+rovescio”, la crisi del credito). Ma ancora più a fondo va la sezione 6 con il composto «ipodermoschermo» che indica chiaramente come l’immaginario collettivo sia ormai una seconda pelle, anzi, addirittura “sottopelle”; così come, nella medesima sezione, risultano incise sul corpo «schegge verbali», a mo’ di tatuaggio. E ancora la già citata sequenza sul “contratto” lo intende ambiguamente insieme come vidimazione e contrazione, quindi come legge-convenzione introiettata, che sfocia nel “controtattile”, vale a dire nell’obnubilamento della percezione materiale e nelle sue punte di ribellione.

Come si vede la scrittura di Fontana si presenta con una scelta del suono rispetto al senso, eppure a guardar bene è in pieno una scrittura impegnata; certo alla realtà della cronaca dedica solo un cenno fuggevole nella «mappa dei migranti» alla sezione 20, ed è piuttosto il “reale” della crisi catastrofica generale che si manifesta, fino al nulla da dire, al doppio «nullanulla» della sezione 7. Il suo punto nodale non è tanto nel quanto di rappresentazione o di mimesi, ma nel margine di alternativa. Infatti, l’alienazione quanto più è denunciata come onnipervasiva e tanto più non dovrebbe avere dei margini. E però l’immaginario, proprio per la sua funzione mediatrice, avrà sempre un versante da cui essere convertito (e cioè invertito, rovesciato di segno). Non a caso Fontana, nella sezione 3, adopera due volte il verbo “giocare”, precisamente in senso inverso: dapprima nel senso di un meccanismo in cui si viene coinvolti e si perde («memorie biforcute giocano»), poi invece proprio nel senso di una partita non ancora decisa («giòcati in prima manche la consapevolezza»). È chiaro che la restituzione del caos compiuta attraverso il montaggio non vuole essere – per seguire il vecchio Calvino – una “resa al labirinto”, bensì una demistificazione che annulla l’abbellimento estetico e ideologico mediante «figure scomposte e dissonanti».

Un fenomeno curioso, che prende piede dalla sezione decima, è l’uso del linguaggio militare anche detto alfabeto fonetico radiotelegrafico o alfabeto fonetico NATO che indica le singole lettere con termini codificati (alfa=A, bravo=B, Charlie=C e così via). Lo si trova adottato al posto del turpiloquio, per cui invece di “cazzo” troviamo scritto «charlie alfa zulu zulu oscar». Che significato ha questa scelta? Reticenza o pudore mi sembrano improbabili; quella parolaccia dilaga ovunque senza remore, è fin troppo “normale”. Forse esibisce la patologia delle sigle tipo newspeek orwelliano? Forse, ma si dà il caso che, nell’ultimo brano lo stesso alfabeto serva ad indicare il nome stesso dell’autore! Essendo un linguaggio cifrato, potrebbe essere proprio questo il suo significato connotativo principale: insomma la poesia parla in cifra e la sua cifra non è quella che si aspetta un determinato “orizzonte di attesa”. Ci si aspetta una poesia di “emozioni” – come oggi si dice con termine che più abusato non ce n’è – e invece Fontana presenta senza batter ciglio una poesia decisamente antilirica che della sua aureola sacrale non ha mantenuto nemmeno un piccolo raggio, che usa il verso appunto come insistito ricominciamento, per altro scomposto e ricomposto come «per verso e controverso».

Il titolo recita: Penultime battute. Perché non ultime? In fondo ci si trova pur sempre in prossimità della catastrofe definitiva, lì si dirigono le ultime sezioni del testo: il «disastro / è il presente / che non risponde più all’appello»; e, poco oltre: «cat / astrofi istantanee». Siamo alle ultime battute: e però l’ironia consiglia di situarsi un poco prima, in un momento in cui ha ancora senso parlare – e del resto la “penultima” vanta un trattamento ironico fin dal Mallarmé de Il demone dell’analogia, con il suo «la Pénultième est morte» e «l’inexplicable Pénultième»…

Se siamo ancora alle penultime allora ha senso fare qualcosa, allora ha senso cercare l’alternativa. E sebbene non ci troviamo proprio in presenza di uno scrittore cui si addica l’esortazione, è vero che nel finale risuona il segnale internazionale «mayday mayday» e anche l’altro tradizionale richiamo di aiuto ottenuto attraverso una scissione verbale, «sos / pensione». È però chiaro che, piuttosto che alla parenesi moralistica, Fontana crede all’impulsione dell’arte; ciò che vuole produrre è simile all’“innervazione del collettivo” che Benjamin vedeva come esito del surrealismo. Per usare la parola del testo: il risveglio della «coscienza tattile», mediante sommovimenti e controtraumi.